Cronaca locale

Expo, soccorso del governo ma ora si teme il fallimento

Expo, soccorso del governo ma ora si teme il fallimento

Meno 403 giorni all'Expo e oggi sarà una giornata cruciale per capire quale sarà il suo destino: grande vetrina sul mondo o figuraccia planetaria. Perché in questi giorni di manette a Infrastrutture lombarde e schiaffoni in pubblico tra il governatore Roberto Maroni e il sindaco Giuliano Pisapia, a far novanta comincia a essere la paura di non farcela. Ed è la prima volta. «Se un anno fa ero diviso al 50 per cento tra ottimismo e pessimismo - ha detto ieri Maroni a Bergamo per la seconda tappa del Lombardia Expo Tour - oggi sono al 75 per cento di ottimismo sul fatto che arriveremo in tempo». Il 75 che non è il 100 per cento. Non un grande spot firmato da chi in questa impresa ci sta mettendo sempre più impegno e anche un bel po' di faccia. A differenza di Pisapia che si spaventa perfino davanti al pugno di contestatori No canal, come Maroni gli ha rinfacciato.
A spiccare nel menù di giornata c'è l'interrogatorio di Antonio Rognoni, il direttore generale della holding regionale chiamato a rispondere di 68 capi di imputazione, con le accuse di associazione a delinquere, turbativa d'asta, truffa alla Regione e falso. A seguire toccherà a Pierpaolo Perez, il capo dell'ufficio gare e appalti arrestato giovedì con Rognoni dalla guardia di finanza su ordine del gip Andrea Ghinetti. Ma l'altro piatto forte sarà tutto politico, con la convocazione del Tavolo infrastrutture per fare il punto sulla situazione e presentare il nuovo direttore dei lavori sul sito Expo che sostituirà Alberto Porro, uno degli indagati a piede libero. A seguire nella sede di Expo in via Rovello il vertice tra Maroni, Pisapia, il prefetto Franceso Paolo Tronca, il commissario Giuseppe Sala e il ministro Maurizio Lupi che verrà a ribadire a ribadire la vicinanza del governo che ha confermato per aprile una due giorni del premier Matteo Renzi a Milano per visitare i cantieri. Renzi a cui però anche ieri Pisapia su Repubblica ha rimproverato di «non aver ancora trovato la copertura di 25 milioni per l'Expo già formalmente stanziati nel 2013». Un altro segnale di nervosismo. Con Maroni che ribadisce che «quello che è avvenuto non fermerà i lavori». Le opere sulla «piastra» si faranno e «voglio completare tutte le infrastrutture di collegamento: la Brebemi, la Teem, le tratte 1 e 2 della Pedemontana». E sulla visita del premier si dice «contento che finalmente venga a vedere il sito Expo». Aggiungendo di avergli «consegnato l'elenco delle cose che il governo si era impegnato a fare e finora non ha fatto. Spero che Renzi venga con delle risposte alle questioni che gli ho posto». Poi la conferma della sua relazione domani in consiglio regionale. «Alcuni approfondimenti anche sui controlli svolti dalla Regione e che ci sono stati, ma che sono stati un po' travisati dai titoli dei giornali che hanno scritto “i vertici sapevano”. Come se ci fosse collusione».

Ricordando che si tratta di «fatti del passato che non mi riguardano, ma io difendo l'operato della Regione: professionisti seri che hanno fatto quello che dovevano fare».

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