Cronaca locale

Family day contro Gay pride Sfida di gonfaloni e patrocini

La Regione invia la bandiera a Roma, Pisapia «accelera» il sì al corteo di giugno Oggi passerella dei candidati in piazza Scala per il flash mob delle sigle omo

Chiara CampoIl Gay Pride 2016 sfilerà a Milano il prossimo 25 giugno. C'era tutto il tempo, ma la giunta comunale ha voluto approvare ieri mattina il patrocinio alla manifestazione che concede di routine dal 2011. Non c'era fretta, e il gesto suona quasi come una provocazione del sindaco Pisapia al governatore Roberto Maroni, visto che quasi alla stessa ora la giunta regionale ha approvato all'unanimità l'adesione della Regione al Family Day organizzato il 30 gennaio a Roma. Invierà il gonfalone, una delegazione di consiglieri di maggioranza e assessori: Da ieri accesa la scritta «Family Day» sul Pirellone, ma solo dal 18esimo piano in su (dove ci sono gli uffici di maggioranza) per evitare il boicottaggio dell'opposizione che ha minacciato di spegnere le luci. « Liguria e Veneto hanno confermato le stesse modalità di partecipazione» ha ricordato ieri l'assessore alle Culture Cristina Cappellini -, nei giorni scorsi abbiamo ricevuto insulti e intimidazioni di cui mi stupisco. Rispediamo al mittente la critica di aver preso parte a una manifestazione di parte. Se il Comune aderisce alla manifestazione opposta va bene e la Regione aderisce al Family day no». Una manifestazione contro il ritiro del ddl Cirinnà, il disegno di legge sulle unioni civili che sta spaccando anche il Pd. «Noi siamo per il ritiro totale» conferma Cappellini. Dall'opposizione in Regione sono scattate accese reazioni, la sinistra ha definito la giunta «arrogante, omofoba, oscurantista». «Accetto le polemiche - la replica di Maroni - ma non posso non domandare: di cosa stiamo parlando? La Costituzione italiana afferma che la Repubblica riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio. Questo non vuol dire che non possano esistere altre forme di unione, ma che la famiglia non può essere messa in discussione e deve avere diritti specifici. Noi diciamo questo. Il premier Matteo Renzi? É un opportunista. Se capisse domani che la maggioranza degli italiani è favorevole, ritirerebbe subito il decreto». Le polemiche «come al solito, sono a senso unico - afferma il capogruppo Fdi Riccardo De Corato -: mi sembra che chi oggi si lamenta non abbia gridato allo scandalo quando la Regione ha dato il patrocinio al Gay Pride di Milano».Saranno in piazza Scala oggi dalle 14.30 i candidati alle primarie del centrosinistra per il flash mob #Svegliatitalia programmato in contemporanea in 89 piazze italiane e sette estere dalle associazioni arcboleno e Lgbt per difendere - al contrario - il ddl Cirinnà. Alle 15.30 il flash mob con suonerie di cellulare, sveglie e orologi. Confermati Giuseppe Sala, il vicesindaco Francesca Balzani, l'assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino (attivissimo per i diritti gay, ma assente per impegni ieri in giunta all'approvazione del patrocinio al Pride, e i colleghi non lo hanno aspettato), deciderà all'ultimo invece il presidente Uisp Antonio Iannetta. Una passerella elettorale a cui nessuno vuole mancare, anche se costerà i voti dei cattolici del Pd, avranno fatto bene i conti. Dovrebbe partire invece entro febbraio il bando per il numero verde «anti-gender» della Regione, fortemente voluto dalla Lega che aveva presentato un emendamento in aula (poi ritirat) e contestato dall'opposizione. Le famiglie lombarde potranno chiamare per chiedere chiarimenti su «questioni a livello scolastico, amministrativo» e «su cosa si insegna ai propri figli» nelle scuole.

La questione è nata dopo la battaglia del centrodestra all'insegnamento delle cosiddette «teorie gender» in materne e elementari.

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