Cronaca locale

Fracassi: sono l'eroina tragica di Testori

L'attrice mette in scena Erodiàs: «Felice di affrontare il grande drammaturgo»

Ferruccio Gattuso

Ci sono strade destinate a intrecciarsi, e quelle di Federica Fracassi e Giovanni Testori fanno parte della categoria. Una delle migliori attrici contemporanee italiane, da molti anni attiva con il regista Renzo Martinelli nel progetto Teatro Aperto oggi Teatro I, proprio sull'omonimo palcoscenico in zona Darsena - fino al 5 dicembre (lu-gio-ven ore 21, mer-sab ore 19.30, domenica ore 17, ingresso 18 euro, info 02.83.23.156) - porta Erodiàs, uno dei testi dedicati dal drammaturgo lombardo alla complessa e tragica figura della «regina spodestata» ebraica moglie di ben due Erode, tra loro fratelli, nonché responsabile della decapitazione del profeta cristiano Giovanni Battista. Dal suo perfido consiglio sussurrato alla figlia Salomè, amatissima dal padre tetrarca, venne la richiesta di servire la testa del profeta su un vassoio. Storia contorta e al contempo affascinante di un confronto tra mondi e fedi religiose, tra attrazione fisica e intellettuale, tra la consolatoria quiete della certezza e l'irrequieta potenza del dubbio.

Nel monologo scritto da Giovanni Testori c'è tutto questo, e molto di più: «Da tempo spiega Federica Fracassi, già Premio Ubu 2011 ex aequo con la grande Mariangela Melato per gli spettacoli Hilda e Incendi, sempre per la regia di Martinelli volevo cimentarmi con Testori, la cui fascinazione intellettuale su di me è potente. Lo paragono a Pasolini: anche lui saggista, poeta, drammaturgo, e pure critico d'arte. E, come Pasolini, cattolico e omosessuale, voce fuori dal coro, scomodo sempre. Tra l'altro, Testori era un lombardo dell'hinterland milanese come me, lui nato a Novate Milanese, io di Cornaredo».

In una scenografia astratta che suggerisce una sorta di vetrina atta a separare Erodiade dal pubblico, Fracassi dà volto e corpo alla nobile ebrea in una dimensione post mortem, fuori dal tempo e dallo spazio: «É un limbo nel quale assumo su di me anche i pensieri e la voce del Battista conclude l'attrice Da questa sfida Erodiade esce sconfitta, rancorosa per essere passata, a causa delle parole di Giovanni, da pagana ad atea sradicata.

É un'anima in perenne purgatorio, in attesa di qualcosa».

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