Cronaca locale

Franca Ghitti alfabeti dell'arte

Le Gallerie d'Italia dedicano all'artista scultrice scomparsa Franca Ghitti una sala, la Stanza 16, per raccogliere, in meno di dieci opere, l'intera sua poetica. Il che non risulta un'operazione riassuntiva e superficiale, nonostante l'artista, dopo aver frequentato l'Accademia di Brera negli anni Cinquanta, abbia viaggiato in tutta Europa e nel Mondo per portare le sue sculture e per la sua ricerca. «Altri Alfabeti», a cura di Cecilia De Carli, è una mostra che, fino al 17 febbraio, vuole esplorare il linguaggio universale dell'artista camuna a partire da «Vicinia. La tavola degli antenati n.1» del 1976, sorta di altarino in legno, e un «Tondo», grande cerchio sempre in legno lavorato del 1980, due recenti acquisizioni delle Gallerie d'Italia. Ciò che emerge anche nelle Pagine Chiodate, in cui l'artista infila lunghi chiodi arrugginiti in pagine di carta trattata e colorata, o nella «Meridiana», in cui scarti e polvere di ferro formano una spirale in un cerchio (degli anni Ottanta), è il legame della Ghitti con la materia. La poesia, in quest'artista, parte dal suo stesso amore per gli elementi che si trovano in natura, come legno e ferro. Il suo articolato linguaggio è sempre riconducibile alla specificità e allo stesso tempo all'universalità della sua terra d'origine, la Valcamonica. Le sue sculture e le installazioni rimandano alla cultura dell'attrezzo, all'uso delle mani per il lavoro con vanghe, badili, roncole o becchi d'aratro.

In questi precisi richiami, però, e qui sta la sua grandezza, tutti si possono ritrovare. MCB

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