Cronaca locale

Il Fuori Salone dei commercianti

Cosa ne pensano della manifestazione che ogni anno anima Milano con esposizioni, aperitivi ed eventi all’insegna del design

Il Fuori Salone dei commercianti

Abbiamo fatto un giro in via Tortona per chiedere ai commercianti cosa ne pensano della manifestazione che ogni anno anima Milano con esposizioni, aperitivi ed eventi all’insegna del design. Iniziamo da quelle attività, come bar e ristoranti, che dalla manifestazione dovrebbero trarre sicuro beneficio.

"C’è più gente da servire e abbiamo bisogno di assumere altro personale" dicono in molti. È facile trovare giovani disposti a lavorare? "No, si tratta si ragazzi che chiami per una settimana ma devono fronteggiare un’affluenza particolare. Serve gente con esperienza e voglia di lavorare”. La cosa si complica per chi serve alcolici. La sera gli aperitivi si moltiplicano, e così anche i ragazzi in cerca di sballo. Come si fronteggia questa situazione? "Se vediamo qualche ragazzo ubriaco ci rifiutiamo di servirlo", assicura il gestore di un bar.

"Anche se siamo aperti fino a tardi, non vogliamo avere problemi. Se c’è aria di rissa, chiamiamo subito i carabinieri". Tutti concordano sulla puntualità del controllo: la polizia sorveglia attentamente la manifestazione, proprio per prevenire situazioni di tensione. Qualcuno sceglie di mantenere i soliti ritmi, non modificando l’orario di apertura, proprio per non rischiare di incorrere nella baraonda notturna di feste ed eventi alcolici. “Dobbiamo prepararci a fronteggiare i sei mesi dell’Expo. Quelli richiederanno uno sforzo organizzativo notevole... Preferiamo conservare le energie per questo!”, ci dice la titolare di una pasticceria. "Non è facile gestire la mole di persone in questa zona e l’aumento di controlli alle attività di ristorazione da parte della ASL". In ogni caso, c’è Fuorisalone e Fuorisalone: un conto è stare aperti di sera, quando la voglia di far festa prevale decisamente su quella di visitare le esposizioni. Ben diversa la situazione per chi lavora di giorno, come spiega il titolare di un negozio: “La mattina c’è gente “medio-alta”, non parlo di soldi ma di mentalità… addetti ai lavori, persone interessate alle mostre, al design. Con loro si lavora bene, il Fuorisalone dà molta visibilità in via Tortona, anche da parte di turisti stranieri” (e dev’esser vero, se mentre lo dice un cliente israeliano lo saluta e gli dà appuntamento al prossimo anno!). Non paiono così soddisfatti i commercianti delle vie limitrofe, per i quali il festival non porta maggiori introiti, ma solo disagi in termini di traffico e di sporcizia. “Noi ad una certa ora chiudiamo. Il problema è quello che ritroviamo all’apertura del negozio”.

Bicchieri e bottiglie, lo sporco lasciato da chi non ha saputo trovare un bagno di notte. “L’AMSA passa anche più volte al giorno a pulire, e in settimana riescono a tenere ordinato. Ma nel weekend, per quello che abbiamo visto negli anni passati, la situazione è di totale degrado!”. Quanto al confronto con le precedenti edizioni, qual è l’impressione generale? In molti ci dicono è che il festival sembra “decongestionato”, grazie all’allargamento del Fuorisalone ad altre zone della città. La situazione si è fatta più vivibile insomma, anche per la scomparsa di una certa concorrenza fatta di camioncini di street food. Il livello medio sembra essersi però anche abbassato, perché la manifestazione è vissuta più come scusa per far baldoria che come occasione per visitare le esposizioni. Comunque lo si viva, c’è un punto che mette tutti d’accordo: “Il Fuorisalone? Non lo vediamo quasi mai!”.

Che piaccia o no, a fine giornata si ha solo la voglia di infilarsi in casa e l’affollatissimo ponte di Porta Genova come ultimo ostacolo da affrontare verso il riposo.

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