
È finita cento(mila) a cento. Da una parte Piazza Duomo riempita dalla Lega e dai tanti movimenti (a cominciare da Casa Pound) che si sono aggegati per la manifestazione «Stop invasione» che ha chiesto la fine dell'operazione Mare nostrum e nessuna moschea in Italia, dall'altra la malinconica sala del Circolo filologico per quella che è stata ribattezzata la Leopolda Blu. Popolari come Mario Mauro, big «alfaniani» del Nuovo centrodestra come il ministro Maurizio Lupi, dell'Udc come il presidente Stefano D'Alia, di Farefuturo come Adolfo Urso e l'ala dissidente di Forza Italia di Raffaele Fitto si sono trovati con lo slogan «Sveglia il centrodestra». Da una parte gli striscioni contro i clandestini che stanno avvelenando le periferie e occupando militarmente le case popolari, ma anche contro le nozze gay e le moschee del sindaco Giuliano Pisapia, dall'altra le alchimie politiche e le interminabili discussioni sulle primarie. Un ministro come Lupi che pur pretendendo di essere considerato di centrodestra, siede tranquillamente in un governo Renzi che di Mare nostrum è l'unico responsabile: un'operazione che mentre il 40 per cento dei giovani sono disoccupati, spende 9 milioni di euro al giorno è non ha impedito che solo quest'anno siano finiti in fondo al Mediterraneo oltre 3mila morti. A poche centinaia di metri un fiume di persone scese in piazza esasperate per gridare «Prima gli italiani».
Impietoso, anche nei numeri, il confronto. «E se il centrodestra si sveglierà - dice un dirigente azzurro - è ovvio che sarà nelle piazze e non nei soliti circoli. Lupi e Fitto non hanno capito che servono le truppe, non un esercito fatto solo di colonnelli che si parlano tra di loro in improbabili Leopolde che scimmiottano Renzi. E la Lega sabato l'ha dimostrato». Come lo ha dimostrato la contestazione della mattina a san Siro contro Lupi che si era portato dietro l'oggi senatore Gabriele Albertini. Ma a Milano mancano ormai solo 18 mesi al voto e il sindaco Giuliano Pisapia non si è certo preoccupato di commentare la Leopolda Blu, ma non ha potuto fare a meno di prendersela con Matteo Salvini. Uno che aspira a prendere il suo posto. «La Lega alza un muro fatto di xenofobia», ha obiettato Pisapia trascurando il fatto che quella fosse una manifestazione contro i clandestini e non contro gli immigrati. «Milano - assicura - è ed è sempre stata una città democratica che non può accettare tali atteggiamenti lesivi della dignità dell'essere umano solo perché straniero. La nostra è una città accogliente nel pieno rispetto della legalità e continuerà a esserlo». Parole che però si guarda bene dall'andare a dire nelle periferie dove sono mesi che non lo vedono o magari nelle case popolari prese d'assalto dagli extracomunitari abusivi.
«Complimenti a Salvini - commenta il coordinatore regionale di Forza Italia Mariastella Gelmini - perché ha sicuramente centrato il tema dell'immigrazione clandestina e del fallimento di Mare nostrum». Il futuro di Fi? «Noi con la Lega governiamo la Regione e tanti Comuni. Andremo avanti a lavorare insieme, ma lasciando perdere i temi un po' demagogici e continuando a lavorare sul nostro programma e sulla ricetta liberale per dare risposte efficaci ai problemi dell'economia».
Decisamente contrari alla Lega, invece, i Fratelli d'Italia che con Riccardo De Corato sottolineano che «mentre a Reggio Calabria migliaia di persone hanno sfilato sventolando il Tricolore, nella manifestazione di Salvini non ce n'era traccia. La Lega in piazza ha portato solo simboli di partito e insulti alla bandiera italiana».