Cronaca locale

"Giù San Siro per comprare campioni"

Nel dossier Milan-Inter anche la cerimonia olimpica a rischio e lo stop ai concerti

"Giù San Siro per comprare campioni"

Dalla cerimonia di apertura dei Giochi invernali nel febbraio 2026 (a rischio) all'addio ai concerti estivi per almeno 5/6 anni fino al messaggio, diretto proprio ai tifosi, che con un impianto vivo 365 giorni all'anno e non solo nei giorni di match le squadre potrebbero ricavare oltre 100 milioni all'anno e presentarsi più aggressive ai tavoli del calciomercato. Nel dossier consegnato due giorni fa da Milan e Inter ai capigruppo in Comune in vista della discussione in aula sul progetto del nuovo stadio, le società fanno un lungo elenco delle buone ragioni (secondo loro) per rottamare il Meazza e costruire un impianto al livello dell'Allianz Arena, da cui il Bajern Monaco ricava 104 milioni all'anno, o dell'Emirates Stadium da cui l'Arsenal ne incassa 114.

Cifre che «permettono loro di investire su giocatori, allenatori, tecnici, squadre giovanili». Milan e Inter oggi dal Meazza «non ricavano nemmeno la metà di queste cifre, con impatti sulle loro performance e opportunità». É «necessario e urgente» scrivono «intervenire a colmare un gap che rischia di lasciare le squadre di Milano, e perciò la città stessa, fuori dall'élite del calcio mondiale». A buon intenditor: i tifosi affezionati al Meazza sono gli stessi che spesso protestano al bar il lunedì mattina post match. Anche in caso di ristrutturazione del vecchio stadio secondo le società «i ricavi si fermerebbero al 60% rispetto a un impianto ex novo». I vertici hanno scritto e ripetuto ai consiglieri che per mesi si è lavorato sulla possibile ristrutturazione di San Siro, ipotizzando di passare da 3 anelli e una capienza di 78.278 posti a due anelli e massimo 58mila poltrone. E smontano punto per punto il piano. Intanto tra demolizione e ricostruzione del primo anello per abbassare il livello degli skybox e skylounge che oggi hanno una visuale carente sul campo, demolizione del terzo anello per ridurre la capienza globale, rifacimento della copertura per migliorare l'acustica e - terzo step - la costruzione di un edificio esterno, dietro la tribuna rossa, per uffici, aree tecniche e hospitality, «il Meazza alla fine risulterebbe del tutto irriconoscibile. La nuova struttura esterna modificherebbe radicalmente quegli elementi identitari che alcuni sostenitori della conservazione rivendicano». E lo stadio ristrutturato «avrebbe una capienza inferiore a 60mila posti», la tribuna «arancio» rimarrebbe difficilmente accessibile e con pochi servizi. Una ristrutturazione «così invadente» comporterebbe «notevoli rischi» durante la stagione calcistica, con «allungamento dei tempi di cantiere, dai 3 anni stimati per un impianto ex novo a 5-6 anni e una chiusura parziale di alcuni settori dello stadio (fino a 30/40mila posti in meno). La perdita di ricavi si aggirerebbe intorno ai 115 milioni in 5 anni. Nel match tra vecchio e nuovo i club giocano la carta della capienza: 58mila posti di cui 6.500 premium in un eventuale Meazza rinnovato, oltre i 60mila con 12.500 premium sia che vinca il progetto della «Cattedrale» disegnata dallo studio Populous sia che passi quello delle «Fedi incrociate» di Manica-Cmr. Uno scarto di 140 milioni tra costi di restyling (510 milioni) e nuovo impianto (650 milioni) ma nessun mancato introito nel secondo caso visto che il Meazza resterebbe a capienza intera per il tempo dei cantieri. Le società «rottamano» San Siro per punti: dalla sicurezza («neanche in caso di ristrutturazione il problema di una separazione ottimale tra tifosi di casa e ospiti nell'area tra la cancellata e lo stadio sarebbe risolto»), aree di servizio al match (ristorazione, intrattenimento, cultura «sono decisamente insufficienti») fino al microclima interno (con «il problema storicamente irrisolto» della crescita del manto erboso). E gli affondi proseguono con l'ipotesi di restyling a stagione in corso: il grosso dei lavori sarebbe concentrato nei 2/3 mesi estivi, quindi addio pure ai concerti, «non potrebbero tenersi per diversi anni».

E «si evidenzia che i tempi di una tale ristrutturazione potrebbero non assicurare il completamento de lavori e l'agibilità dello stadio in tempo per la cerimonia delle Olimpiadi invernali nel febbraio del 2026».

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