Cronaca locale

Le giornate del dialetto, qui "se parla milanes"

Da oggi a domenica l'idioma meneghino si festeggia nei locali, nei ristoranti e nei teatri

Le giornate del dialetto, qui "se parla milanes"

Se te resta el coeur me quell d'on fioeu, te sareet on grand òmm. Ovvero: sarai un grand'uomo se riuscirai a non perdere il tuo cuore di bambino. E non bisogna essere un po' bambini per abbandonarsi alla magia di un dialetto antico, che un tempo riempiva strade, piazze, cortili e osterie e oggi è in via di estinzione? Viviamo in una Milano che i nostri nonni riconoscerebbero a stento: un «place to be» molto cool ma anche molto «imbruttito» in cui si incontra gente dai quattro angoli del pianeta ma si rischia di non salutare il vicino di pianerottolo. Non sorprende, dunque, che ci voglia una (bella) rassegna - giunta ormai alla sua quarta edizione - per sentire riecheggiare ancora una volta quella lingua che la Milano-metropoli sembra voler dimenticare. Dal 12 al 15 settembre torna in tutta la città Se parla milanes, la manifestazione organizzata da Milano da Vedere pensando soprattutto alle giovani generazioni, quelle che una certa Milano non l'hanno mai vista né vissuta. A farla da padrone sarà il meneghino, che non è solo un dialetto ma una vera e propria cultura. A cominciare dalla tavola, grazie ai numerosi ristoranti che aderiscono all'iniziativa proponendo, da giovedì sera, i tipici piatti della tradizione: da InGalera, rinomato ristorante del carcere di Bollate, alla Pobbia di via Gallarate, per arrivare alla mitica Trattoria della Pesa di viale Pasubio, che mette nel piatto un'originale «Meneghinada». Da non perdere l'aperitivo della Fabbrica, giovedì e venerdì all'Alzaia Naviglio Grande, e quello alla Fondazione Feltrinelli, con lo scrittore Gino Cervi che racconta vita e aneddoti su Fausto Coppi. «Se parla e se canta milanes» anche al Rebelot (Ripa di Porta Ticinese), e al bar-bistrot Le Biciclette di via G.B. Torti. Ce n'è per tutti, fra michette, cotolette, risotti gialli e con l'ossobuco, cocktail e vini della tradizione (da provare il Tranatt della Cantina Urbana, via A. Sforza). Il tutto condito con ricordi e racconti della vita di quartiere, tanta musica e canzoni popolari. Ma il vero protagonista di questa intensa quattro giorni è il teatro, perché Milano è da sempre una città teatrale. Sul Naviglio Grande, nel pittoresco vicolo Lavandai, vanno in scena, a rotazione, le Farse meneghine della compagnia di burattini Aldrighi (da giovedì a sabato, dalle 20 alle 22), con Arlecchino, Brighella e l'immancabile Meneghino che cerca fortuna e trova... il manicomio. Vastissimo anche il repertorio del teatro dialettale milanese, un tempo diffusissimo e oggi ormai una chicca per appassionati. Eppure i temi trattati sono universali e il divertimento è garantito, come vedremo in Ricòrd de ringhèra, domenica alle 16.30 al Teatro Alfredo Chiesa di via San Cristoforo, con la partecipazione dei Mal Trà Insema di Assago e I Vent e Acqua, e per colonna sonora grandi classici riproposti dai Quatter Malnat. Un'intelligente rivisitazione della Milano che fu è Milanoir Milanuit, di Piero Colaprico, il 12 alle 19.

30 nel giardino di Altavia Italia e del Ristorante Distreat, con il finto oste Davide Atomo Tinelli e quello che lo fu davvero, il cantastorie Giancarlo Peroncini detto El Pelè.

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