Cronaca locale

Al Giubileo dei preti mille confessioni per mille confessori

Sacerdoti in fila con Scola per il sacramento E c'è chi ammette chiacchiere e malcontenti

Sabrina Cottone

Senza voler essere irriverenti, viene da dire che il cardinale Angelo Scola ricorda il Papa tv di Sorrentino nel desiderio di nascondersi, anche se l'arcivescovo si limita a fuggire telecamere e fotografi che lo inseguono in un momento molto speciale, mentre si accosta al sacramento della Riconciliazione. «Niente foto» fa sapere. E invece chi non ricorda papa Francesco inginocchiato al confessionale? Stili diversi.«La misericordia che Francesco predica muove i cuori. Ci sono segni nuovi» dice Scola, ricordando che durante l'estate il numero di fedeli nei confessionali del Duomo non è mai sceso. L'effetto Bergoglio è stato un piccolo boom.

È il 4 novembre, giorno del copatrono san Carlo Borromeo e in Duomo di celebra il Giubileo dei sacerdoti. Chi confessa il confessore? è una domanda di chi si fa domande su questo sacramento bello e impervio. La risposta è nei mille sacerdoti che riempiono le navate ed entrano nei confessionali. Capita anche che i preti si confessino tra loro, parlando a due a due, sulle panche, sottovoce.

Un riccioluto drappo verde mela scende accanto alla cattedra del vescovo. È il colore della giornata, nonostante il nero degli abiti dei sacerdoti si diffonda negli angoli del Duomo. La speranza quasi la tocchi in questi sacerdoti che desiderano confessare mancanze e peccati. Belli. Giovani, alcuni quasi ragazzini. Anziani che hanno occhi in cui la prudenza non ha vinto l'entusiasmo. Che poi, che avranno mai da confessare persone che passano le giornate a tenere su parrocchie, gestire oratori, aiutare anziani, immigrati, senzatetto, organizzare missioni in Paesi lontani? (oggi lasciamo perdere pedofili e altre minoranze cattive rumorose, delle quali per altro si parla spesso e molto e giustamente).

Che peccati raccontano? Il segreto a cui sono tenuti i confessori è totale. Si chiama sigillo sacramentale e tutto ciò che il sacerdote viene a sapere in confessione non può essere rivelato a nessuno, per nessun motivo. Ma al Giubileo dei sacerdoti ci sono state anche piccole, pudiche testimonianze pubbliche: l'inclinazione alla chiacchiera, al malcontento, alla malinconia effimera, la tendenza a brontolare. Piccolezze che possono rovinare una vita.

Monsignor Angelo De Donatis, vescovo ausiliare di Roma, incaricato per la Formazione permanente del clero, animando la liturgia, ha offerto ai sacerdoti l'Esame di coscienza su cui riflettere, ovvero l'elenco delle malattie della Curia romana fatto da Papa Francesco nel 2014. Eccone alcune: Alzheimer spirituale, rivalità e vanagloria, faccia funerea, eccessiva pianificazione, schizofrenia esistenziale, chiacchiere, divinizzazione dei capi, ricerca del potere, martalismo (da Marta, che voleva fare troppe cose). Segue un silenzio di mezz'ora.

Poi tornano a risuonare i salmi.

Commenti