Cronaca locale

Lo Giudice, l'artista outsider che vuol salvare il pianeta

Ex geologo, le sue opere hanno quotazioni record alle aste. E lui devolve parte dei ricavi alla difesa dei mari

«È vero, ero un geologo, ma anche Alberto Burri prima di diventare un artista ha fatto il medico». La storia di Marcello Lo Giudice, milanese nato a Taormina, è di quelle illuminanti per un mondo dell'arte le cui regole sono sempre meno comprensibili al pubblico e dove a tracciare il solco spesso sono solo le gallerie e le riviste che contano. «Io vengo da una gavetta durata quasi trent'anni - dice Lo Giudice che di anni ne ha 57 - ma sono sempre stato un outsider fuori dagli schemi, non tornerei indietro». Anche perchè i risultati gli danno ragione. Le sue opere hanno infatti oggi quotazioni considerate alte per un artista vivente, e sortiscono esiti felici nelle aste internazionali.

Un esempio? Uno dei suoi monocromi intitolato «Eden Blu» dimensionato 130 X 130 centimetri è stato messo all'incanto e battuto dalla casa d'aste londinese Sotheby's per 100mila euro. Quasi un record per un contemporaneo italiano. Artprice, leader mondiale delle banche dati sulle quotazioni e gli indici dell'arte, lo ha recentemente classificato al 412simo posto. «Forse mi apprezzano più all'estero che nel Belpaese. Nemo propheta in patria, si suol dire, ma ora di lui cominciano ad accorgersi anche i musei italiani visto che, proprio il mese scorso, il Maxxi di Roma gli ha dedicato un'antologica. «Oggi viviamo un secondo medioevo - dice - dove non ci sono più ideali ma desideri da soddisfare, ma l'arte per fortuna esiste ed è un'antidoto contro la violenza e la volgarità». Nella sua carriera d'artista, il background di scienziato fa capolino e sembra dettare le linee guida di un pensiero che è costantemente rivolto al pianeta Terra. Non soltanto per una poetica orientata alle infinite possibilità della materia e del colore, sperimentati nei grandi quadri monocromi e nella scultura, che gli è valso dal critico francese Pierre Restany l'appellativo di artista «tellurico». Ma anche perchè l'ecologia è una stella polare che lo spinge a devolvere parte dei proventi della sua arte «in particolare in difesa dei nostri mari». Un impegno e una passione nati dall'incontro a Montecarlo con il principe Alberto di Monaco e dal sostegno alla sua Fondazione in difesa della ricerca biomarina e la biodiversità.

Anche le sue opere, improntate ad uno stile prettamente informale, hanno forti riferimenti alla difesa della Natura.

Come negli «Eden», pitture monocromatiche in cui il la forza della materia e l'energia della luce danno vita a remoti paesaggi geologici, incontaminati e puri senza la presenza dell'uomo; o come nella scultura «Cantico delle creature» realizzata con 7000 api in oro, un inno alla vita e al fragile equilibrio del pianeta Terra.

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