Cronaca locale

Giudici ostinati coi poliziotti, morbidi con gli antagonisti

Ancora "perseguitati" il vicequestore e i 3 agenti che l'1 maggio 2015 fermarono un autonomo, poi assolto

Giudici ostinati coi poliziotti, morbidi con gli antagonisti

Sono passati più di tre anni dal giorno in cui i No Expo misero a Milano a ferro e fuoco, le indagini sulle devastazioni hanno portato a condanne lievi, nessuno è finito in galera. Ma per quattro poliziotti che quel Primo Maggio erano in piazza a fronteggiare l'onda nera impegnata a incendiare e distruggere i guai con la giustizia non sono finiti. Per quattro di loro il giudice Raffaella Mascarino non ha accolto la richiesta di archiviazione del procedimento aperto dalla Procura della Repubblica. La versione dei fatti fornita dai poliziotti non ha convinto il giudice. E ora il pm Marcello Musso dovrà continuare a indagare su di loro, interrogando altri colleghi. Se neanche i nuovi accertamenti convinceranno il giudice, i quattro rischiano di finire sotto processo.

I quattro sono il dirigente del commissariato di Greco-Turro, vicequestore Angelo De Simone, e tre agenti che erano con lui in via Mario Pagano, nella fase finale del corteo, quando i black block si preparavano a sciogliersi. Fu lì che arrestarono Mirko Leoni, un giovane antagonista, che riconobbero come quello che aveva lanciato un blocco di cemento che aveva sfiorato il casco di De Simone. Ma al processo l'estremista fu dichiarato innocente. I giudici non si limitarono ad assolverlo e trasmisero alla Procura gli atti perché indagasse per falsa testimonianza i poliziotti venuti in aula ad accusarlo. Lo stesso Leoni, poi, aggiunse una denuncia per calunnia e falso ideologico contro gli stessi quattro, e anche contro altri quattro loro colleghi che lo avevano arrestato.

Il pm Musso nel novembre scorso aveva chiesto il proscioglimento di tutti gli indagati: non c'era alcuna prova, scrisse, che Leoni non fosse davvero l'autore del lancio del cemento; che poi avesse fatto resistenza al momento dell'arresto lo dimostra un video scovato dal vicequestore De Simone su Youtube e mai acquisito agli atti dell'inchiesta ufficiale. In ogni caso, pretendere assoluta precisione di ricordi da uomini che avevano vissuto una giornata lunga e dura, sotto il lancio di pietre e molotov, sarebbe eccessivo.

In base alle stesse considerazioni, il giudice Mascarino archivia le accuse più gravi, il falso e la calunnia. Ma tiene aperto il procedimento contro De Simone e gli altri tre venuti in aula a testimoniare contro Leoni. Uno il passagio cruciale: Leoni sarebbe stato fermato in «piazza Pagano» (una piazza che in realtà non esiste, e anche questo può avere ingenerato confusione, ndr) da altri poliziotti, e quindi era impossibile che quando arrivarono De Simone e gli altri abbia opposto resistenza. Quindi dovranno essere interrogati i primi poliziotti che fermarono l'autonomo: cui ora toccherà inguaiare i colleghi o rischiare anche loro l'incriminazione.

E il video su Youtube? Troppo confuso, dice il giudice: e farlo analizzare da un perito costerebbe troppo.

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