Cronaca locale

Graffiti: i reati diventano "opere" e sui Navigli si fa anche la mostra

Ogni anno Atm per ripulire il metrò spende 400mila euro

Graffiti: i reati diventano "opere" e sui Navigli si fa anche la mostra

La nobile arte del vandalismo, l'arte di rovinare ciò che appartiene alla collettività: la piaga dei graffiti sui mezzi pubblici milanesi viene celebrata in un locale pubblico sui Navigli come una pregevole forma di espressione. E pazienza se ogni anno la cittadinanza deve spendere una valanga di soldi per ripulire i vagoni. Si chiama Pov, come Point of View, Punto di vista. Trenta immagini, scelte tra quelle che i sedicenti artisti scattano per immortalare e rivendicare e loro imprese, verranno esposte come quadri o sculture. Ma ammettendo esplicitamente e con orgoglio che si tratta di reati: e che in fondo è proprio questo a renderle affascinanti per il Point of view dei loro autori e dei relativi fan. «Gesto artistico estremo che può vivere solo nell'illegalità e fuori dal circuito dell'arte, perché libero e senza padroni» viene definita questa discutibile prassi dai curatori: che ricordano come i graffiti siano «l'incubo di ogni azienda di trasporto pubblico locale».

Che si tratti di un incubo non c'è dubbio: 400mila euro all'anno per ripulire i treni vandalizzati, senza contare i costi dell'apparato di sicurezza necessario a tenere il più possibile i writers fuori dai depositi dei treni. Questo è il bilancio della lotta tra Atm e gli incursori dello spray. A volte qualcuno si riesce a bloccarlo e se la cava con una condanna lieve; a volte, purtroppo, qualcuno va incontro a punizioni be più severe, come il giovane di origine russa investito da un treno a Greco Pirelli due anni fa. Ma sono rischi che non dissuadono dal perseverare la comunità dei graffitari. Nella quale, secondo Point of View, si nascondono anche «insospettabili» dediti «allo studio della rete dei trasporti delle capitali, dei passaggi sotterranei differenti per ogni tessuto urbano, dei turni della sicurezza, indispensabili per eludere i controlli e introdursi nei "layup", i depositi delle metropolitane o negli hangar di manutenzione e ricovero».

Allo «Spazio Futura» di via Ascanio Sforza 33, dal 16 al 18 novembre verrà insomma celebrata una delle numerose bifore della modernità: apprezzarle, per sentirsi a passo con i tempi, o smadonnare quando un treno del metrò, appena uscito di fabbrica, appare in stazione conciato come un muro del Bronx? Amare le cose pulite e ordinate, come i nostri nonni, o la contaminazione, la creatività, la disobbedienza? Questione di gusti, ovvero di Point of view. I promotori hanno l'obiettività di riconoscere che la maggioranza non condivide: «Per i più è un'attività assurda, rischiosa, contro le leggi».

Ma il dissenso dei fessi che pagano le tasse e i biglietto del tram anche per ripulire i vagoni non li turba affatto: perché i graffiti sui mezzi pubblici sono «una performance da consumare seguendo l'istinto ed il cuore, fuori dalle regole, in totale, folle libertà».

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