Cronaca locale

Il guardaroba nuovo? È gratis Milano scopre l’arte del baratto

Il guardaroba nuovo? È gratis Milano scopre l’arte del baratto

Riciclare è un’arte. Importata dagli Stati Uniti qualche anno fa per un’idea balzana di due giornaliste, milanesi pure loro, Grazia Pallagrosi e Chiara Bettelli, l’arte del riciclo è diventata moda. Una tendenza. Uno stile di vita. E ha fatto gruppo. Ha fatto scoprire Milano sotto un’altra... veste. Quella del riuso. Come New York che organizza anche la «recycle week». Come Sydney, in Australia, dove reciclare è istituzionale (con tanto di legge), come Berlino e Londra, che con il vintage ha fatto scuola.
Milano ricicla. Un’arte, una tendenza, un nuovo tipo di «secondamano». Che coinvolge molta gente che si riunisce in un vero e proprio - fisico o virtuale che sia - «Atelier del Riciclo» che identifica nuovi modelli di punti vendita dove, oltre ad acquistare prodotti «eco», selezionati da stilisti ed esperti di design, si possono barattare abiti, accessori moda, bijoux e piccoli oggetti d’arredo, per rinnovare il proprio guardaroba e il look della propria abitazione a costo zero.
Se negli anni settanta il negozietto di abbigliamento usato dalle parti di corso Buenos Aires era frequentato per lo più da «fricchettoni», quello di Porta Genova aperto («e poi chiuso perché troppo caro l’affitto», spiegano i proprietari) dalle - in arte - «swopper» Pallagrosi-Bettelli & C era diventato un punto di ritrovo molto cool.
Con il termine «swopper» si indicano coloro che riciclano. Che non significa a tutti costi scambiare roba usata ma anche messa una volta sola, che arriva da una sfilata, che la taglia non è più quella e così via... E quindi oggi c’è un Atletier del Riciclo. Inaugurato da una serie infinita di swap party appunto – ovvero aperitivi con tanto di scambio di abiti, prove e consigli da prendere al volo (e che goduria) con lo stilista di turno a dare consigli su abbinamenti e tendenze. Una serie di eventi che si ripetono con calendari imprecisi ma la settimana della moda è quasi sempre «coperta». Sono eventi che diventano spontanei e si promuovono col passa parola. Il punto di scambio non ha un luogo fisso ma è ormai abitudine milanese ed è diventato community.
Nel frattempo si moltiplicano gli swap party, che qualche volta diventano anche scarty party, ovvero eventi veri e propri dove gli «avanzi» di materiale o gli scarti o le vecchie cose vengono trasformate in altro. Ed ecco l’arte. Lanciati guarda caso in occasione delle settimane della moda milanesi, gli swap party hanno raggiunto anche il record di 3mila presenze! Da scambio – compra vendita vera e propria – di abiti firmati e non (cinque stelle per un abito Gucci, una stella per un capo Zara, ma fa lo stesso perché il risultato fashion è quello che conta) a vero e proprio stile di vita. Ma è anche occasione di riciclo di oggetti – quindi swap design – e persino vacanze. «Proprio così – spiega Grazia Pallagrosi – l’estate scorsa è stata la volta dello swap travel, l’abbiamo lanciato con una “mini crociera” sul Naviglio al termine della quale, rigorosamente attraverso un happy hour sostanzioso, non solo si scambiavano i contenuti delle valigie, ma anche i biglietti del viaggio o il pacchetto vacanza».
Questo sembra essere invece l’anno della community. Del web insomma. Dello swap virtuale «che ha creato un movimento pazzesco perché conta oggi una community web che coinvolge 30 mila persone con oltre 17mila utenti sulla pagina ufficiale di Facebook». E la sciùra milanese che fine ha fatto, dove scambia? «Quella che passava le ore al negozio aspetta una volta o due all’anno uno dei nostri eventi – dice ancora Grazia Pallagrosi –. Il prossimo è in programma a settembre e sarà molto importante. Ci ha già dato disponibilità la sede Eni e faremo le cose in grande. Però sì, è vero, abbiamo perso un po’ la dimensione umana, quella della signora bene, un po’ annoiata dal solito bridge, che apriva gli armadi e ci riversava nell’Atelier i suoi capi Luis Vuitton o Gucci. E poi se ne stava lì con noi ore ed ore a godersi la scena. C’era una vecchietta “stilosissima” che costringeva il marito a sorbirsi tutto il party senza ritegno. Ma anche le ragazze che studiano, con poca disponibilità e tante idee».
Ora poi ci sono i corsi: ne è appena stato fatto uno presso lo spazio Astoria in Viale Montenero secondo tre «settori»: quello per imparare a rifare il trucco al look con gli abiti, quello per gli oggetti e quello di bellezza, «un corso eco beauty che ha avuto molto successo».
Riciclare è dunque un’arte e anche i quartieri metropolitani se ne stanno accorgendo: tanto che la Ascosansiro (l’associazione dei commercianti e degli artigiani del quartiere di San Siro), proprio di recente, ha organizzato la Festa del Riciclo e della Sostenibilità Ambientale come alternativa della consueta festa dei commercianti. Con uno spazio molto educativo anche per i bambini e il primo «scarty party» dove ad essere protagonisti sono stati i materiali riciclati che hanno visto così una seconda vita.

Più poveri ma creativi, i milanesi si attrezzano.

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