Cronaca locale

Guardie mediche: "Noi sequestrati e aggrediti"

Lombardia in testa per i casi di violenze dei pazienti. I sindacati: «Serve maggiore sicurezza»

Guardie mediche: "Noi sequestrati e aggrediti"

In Lombardia è allarme aggressioni alle guardie mediche. Spiegano le associazioni di categoria: «Come nel resto del Paese - lo denuncia la Fimmg (Federazione italiana medici di medicina generale) - negli ultimi mesi sono esponenzialmente aumentate le segnalazioni dei nostri iscritti che testimoniano un incremento delle aggressioni, non solo verbali, rivolte dagli utenti a medici di Continuità assistenziale nell'esercizio delle proprie funzioni».

La Federazione chiede «iniziative che migliorino la tutela dell'incolumità dei colleghi, attraverso la prevenzione dei fattori scatenanti e delle condizioni di potenziale rischio» e lancia un'indagine che parte proprio dalla Lombardia «per avere un quadro completo della sicurezza delle sedi di tutta la regione». Il sindacato propone ai medici di Continuità assistenziale (la guardia medica) la partecipazione alla rilevazione, «ritenendo essenziale - spiegano i promotori - acquisire in tempi brevi tutte le informazioni necessarie per migliorare le condizioni di sicurezza». Va verificata, evidenzia il segretario nazionale di Fimmg Continuità assistenziale Tommasa Maio, «la sicurezza delle sedi e delle modalità operative attuate durante le visite ambulatoriali e domiciliari. Vanno rilevati puntualmente gli episodi di aggressione. Va praticato un monitoraggio costante delle segnalazioni». Ancora: «Siamo pronti a essere parte attiva nella ricognizione della situazione attuale per poter tempestivamente intervenire e risolvere le situazioni di maggiore rischio nella nostra regione».

L'indagine è aperta a tutti i medici di Continuità assistenziale della Lombardia anche se non iscritti alla Fimmg. Alle condizioni non sempre facili che caratterizzano l'attività in guardia medica aveva fatto cenno anche Antonella Ferrara, 37 anni, medico di Continuità assistenziale nell'area di Milano. In un'intervista ad Adnkronos Salute aveva raccontato di quando le è capitato di essere «sequestrata in casa da una paziente, al 16esimo piano di un grattacielo, perché voleva a tutti i costi un farmaco non adeguato alla sua situazione». O, ancora, di quando una persona ai domiciliari «pretendeva che scrivessi un certificato medico sotto dettatura» per non presentarsi alla polizia giudiziaria per l'obbligo di firma. Storie come queste l'hanno spinta, da vice segretario del sindacato Fimmg Ca Milano, a battersi insieme ai colleghi per la sicurezza. Ferrara aveva anche segnalato che fuori Milano, ad esempio a Pieve Emanuele, «i colleghi non mettono più le donne in turno la sera», o altrove «sono capitati atti di aggressività e violenza».

Per prevenire tali situazioni «puntiamo a far sì che ci sia un doppio medico in ambulatorio o l'usciere».

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