Dal Guggenheim a Milano La mostra dei capolavori

Da Cézanne a Van Gogh: le avanguardie del '900 dalla grande collezione Thannhauser

Francesca Amè

La mostra dei capolavori. Come altro definire un'esposizione che, sala dopo sala, presenta una cinquantina di pezzi firmati da: Paul Cézanne, Paul Gauguin, Edouard Manet, Claude Monet, Pierre-Auguste Renoir, Edgar Degas, Vincent van Gogh e poi ancora Pablo Picasso, George Braque, George Seurat, Paul Klee, Henri Matisse, Vassily Kandinsky ed Henri Rousseau? A Palazzo Reale fino al 1 marzo è di scena «Guggenheim. La collezione Thannhauser. Da Van Gogh a Picasso». Le firme e i pezzi esposti sono da «sindrome di Stendhal», la curatela della giovane e brillante Megan Fontanella ha fatto il resto. Prodotta dal Comune e da MondoMostre Skira, può essere vista in due modi. Il primo è da «raffinato bigino di storia dell'arte»: si comincia con l'Impressionismo affettato della Donna con pappagallino di Renoir a confronto con il magnetismo della donna Davanti allo specchio di Manet e con la potenza fisica dell'Uomo a braccia conserte di Cézanne. Si passa alla natura morta: le montagne sempre più astratte di Cézanne, i sogni esotici di Gauguin, la Montagne à Saint-Rémy di Van Gogh dipinta dopo il ricovero nell'ospedale psichiatrico. La veduta veneziana di Monet le fa da contrappunto così come le delicate sculture di Degas. I paesaggi iperrealistici di Rousseau «il Doganiere» e i puntini ipnotici di Seurat ci accompagnano al nucleo di opere di Picasso. Sono una dozzina, dalle prime sorprendenti tele parigine «alla Toulouse-Lautrec» al trittico finale declinato al femminile. Il bello (il senso) della mostra sta nella parabola, artistica e umana, della famiglia di collezionisti che ha permesso a noi, oggi, di ammirare tutto questo. La storia comincia ai primissimi del '900 con Heinrich, mercante ebreo di gran gusto che apre a Monaco una Moderne Galerie dove, per primo, lancia il movimento del Cavaliere Azzurro. Pochi anni dopo è il figlio Justin a prendere le redini: amico di Picasso in mostra Aragosta e Gatto è il regalo di nozze al gallerista apre altre gallerie a Lucerna e Berlino. Fa conoscere alla Mitteleuropa gli Impressionisti e l'arte moderna europea agli americani. La crisi del 29 è però l'inizio della fine: la famiglia lascia la Germania per le persecuzioni razziali.

A New York Justin crea un cenacolo (son di casa Duchamp, Toscanini, Cartier-Bresson) e l'amore per l'arte mitigherà in parte sofferenze indicibili: un figlio morto in guerra, l'altro suicida. Nel 63 Thannahauser decide di donare al museo Guggenheim, fino ad allora concentrato sull'astrattismo, la sua collezione.

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