Cronaca locale

I brindisi delle feste con il Pinot nero Il re delle vigne per rilanciare l'Oltrepò

Un vitigno che ricorda i grandi vini di Champagne e Borgogna

Bruno Lippi

L'Oltrepò torna protagonista per i prossimi brindisi con il Pinot nero che sta diventando l'icona di un territorio che fa sempre più parlare di sé nel mondo della grande critica enologica. Un vitigno che trova proprio nell'Oltrepò la culla ideale, nonché la prima area di coltivazione in Italia perché è proprio il Pinot nero ad interessare i winelovers e gli esperti per le peculiarità che ricordano i grandi vini di Borgogna e Champagne, ma anche tutti i produttori.

Vitigno difficile, poliedrico ed eclettico, si presenta in diverse declinazioni, dal metodo classico, al cruasè alla vinificazione in rosso, con i primi due che rappresentano sicuramente la scelta ideale per la tradizionale cena di magro della vigilia di Natale, mentre il secondo si accosta in modo armonico con piatti dai sapori più intensi, come la selvaggina. Sulle tavole dei milanesi, esigenti vicini di casa degli oltrepadani allora, si torna a brindare con il Re Nero della Vigna, definito letteralmente «il futuro dell'Oltrepò» dal professor Leonardo Valenti, docente della Facoltà di Agraria dell'Università Statale di Milano ed enologo, grande esperto di questo territorio sulle cui potenzialità è pronto a scommettere per le future generazioni di produttori. «È importante lavorare sulla vocazionalità e sulle condizioni specifiche di ogni singolo ettaro - spiega Valenti -, in modo da poter dare vita a vini di altissima qualità», aggiungendo che «alcune aziende, tra cui per esempio Montelio, Olcru e Bisi hanno aderito al progetto di zonazione attraverso il quale ogni vigna viene profilata precisamente, con lo scopo di fornire a ogni vigneron le migliori indicazioni sui metodi colturali da impiegare per produrre le uve più vocate e, grazie ad un sistema che permette un monitoraggio meteorologico costante, abbiamo continui aggiornamenti che rendono la gestione delle vigne sempre più accurata».

Un'azienda un po' speciale che riunisce 200 soci ed è un po' il fiore all'occhiello di questa nuova primavera oltrepadana, è sicuramente la Viticoltori Associati Torrevilla, storica cantina con 600 ettari vitati e che ha aderito al «progetto di zonazione». Massimo Barbieri, presidente di Torrevilla, spiega che «la sfida di riqualificazione del territorio oltrepadano, terra generosa dove possono essere coltivati al meglio vitigni come Riesling, Barbera e Croatina deve passare proprio attraverso il Pinot nero. Ed è proprio per questo che come azienda stiamo per compiere un passo ulteriore: a gennaio inizieranno i lavori di ristrutturazione di una delle due sedi produttive, quella di Codevilla che sarà dedicata esclusivamente alla produzione di metodo classico e, in particolare, di Pinot nero. Un progetto ambizioso, ma siamo convinti che questo rappresenterà un'ulteriore svolta non solo per noi, ma per l'intero nuovo Oltrepò».

Due sono i Pinot nero che Torrevilla etichetta in purezza: il Nature 110, un metodo classico con una bolla molto fine, profumato di erbe aromatiche e piccoli frutti e il Riserva Noir 110, di un rosso rubino con note eleganti al naso e un gusto intenso e piacevolmente fresco, morbido e avvolgente nei suoi dolci tannini.

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