Cronaca locale

Per i crotti della Lombardia tra natura e strane leggende

Nella bassa Valtellina le mete del turismo sportivo Parchi avventura, cascate e storie di miti celtici

Lucia Galli

In quota è la valle olimpica che tutti stiamo aspettando, ma prima dei Giochi del 2026, il suo è già un fondovalle delle meraviglie. La Valtellina è sempre una bella sorpresa: l'unica colpa è attraversarla troppo di corsa, d'inverno alla ricerca della sua neve da prima pagina, d'estate a caccia di ghiacciai eterni e pareti che han fatto la storia dell'alpinismo e cime da selfie. Chi comincia, invece, dal basso è già a metà dell'opera, ma soprattutto ad un bivio: no, non quello della trafficata statale 38, che oggi un lento, ma costante, work in progress sta ridisegnando, con grande risparmio di tempo, stress e dischi dei freni. No, il bivio è l'opzione di scegliere le alpi o le prealpi. Da una parte il sole del versante retico, che fa maturare corposi vini rossi, dall'altra l'ombra e il fresco del coté orobico, dove stagionano formaggi storici come il bitto ed il casera.

Conviene, come usa, partire dall'inizio e da quella porta d'ingresso alle gioie della bassa Valtellina: Chiavenna è già nel nome, la «clavis», la chiave d'accesso ai Grigioni svizzeri. Per questo il borgo, sospeso sul torrente Mera, è una piccola poesia di pietra e settembre fa rima con i crotti e la sagra che, da 60 anni, infiamma queste «taverne» d'altri tempi con corposi menù locali. Quattro fine settimana a partire da oggi (www.sagradeicrotti.it) e nessun senso di colpa perché per smaltire qualche caloria in più, la bassa Valtellina è un'agenda di benessere: sopra a Chiavenna si passeggia verso Savogno e Dasile e i balzi delle cascate dell'acqua Fraggia o nel parco delle Marmitte dei giganti (www.valchiavenna.com), formate delle acque del fiume all'imbocco della val Bregaglia.

Sul lato orobico della valle, invece, il permesso di passeggiare va chiesto al vero signore del luogo. Superato Morbegno e raggiunto Sacco di Cosio Valtellino, si apre il suo regno: lui è l'homo salvadego, ha una clava in mano e mette subito le cose in chiaro: «Ego sonto un homo salvadego per natura, chi me ofende, ge fo pagura» recita un cartiglio cinquecentesco che ne incornicia le prodezze. Se offeso, insomma, l'energumeno orobico passerà alle vie di fatto. La sua origina sembra risalire alle maschere di un carnevale antico, ma il turista, mezzo avvisato, si perde nel contemplare questa camera picta che, fra proverbi ed antichi detti, si cela in un palazzo in pietra. Appartenne ad una casata di notai che oggi è un piccolo gioiello rinascimentale.

Queste sono le valli del Bitto, da Gerola al passo San Marco, a Tartano. C'è Pedesina, uno dei comuni più piccoli d'Italia, ci sono Cosio e Bema con le antichissime case in sasso a picco sulla valle. Qui fra gli alpeggi matura da secoli il bitto (www.formaggiobitto.com) e da qualche anno anche una querelle casearia, a tutto gusto (e pure carte bollate) fra Bitto Dop e Bitto Storico, anzi «ribelle» come recita il presidio slowfood. Sia come sia, ed in estrema sintesi, uno si è dato un disciplinare per entrare nel business del terzo millennio e ammette i mangimi anche in alpeggio, l'altro ammette anche il latte di capra e si fa come una volta, come vorrà di anno in anno la natura. Minimo comun denominatore al suo gusto sincero sono pascoli fioriti, lavorazione del latte ancora caldo e i calecc, piccole baite che sono depositi itineranti durante i mesi di produzione, prima che le forme approdino nelle cantine dove devono risposare almeno 12 mesi, anche se solitamente sono già tutte prenotate di anno in anno. È in queste valli che l'uomo ha sempre guardato in basso, la terra.

Poi un giorno l'idea è arrivata dal cielo: va bene l'agricoltura, ma per andare da un borgo all'altro occorreva scendere e risalire il tortuoso fondovalle. E se, invece, si potesse volare? Detto fatto, dal 2014, a collegare Albaredo con Bema pensa Fly emotion (www.flyemotion.it), una carrucola sospesa sulla valle che può portare anche in tandem due passeggerei a spasso nel cielo, grazie ad una zip line di 2.6 km, andata e ritorno, sospesi a 400 metri di altezza. Dallo scorso anno, poi, nella valle accanto, a Tartano, c'è anche un collegamento altrettanto ardito, ma meno aereo: è il ponte del Cielo (www.pontedelcielo.it, 5 euro), un passaggio tibetano che collega Campo Tartano a Frasnino con una passeggiata di 15 minuti sospesi a 140 metri di quota, ma pur sempre con «terra» sotto i piedi.

Miracoli della bassa Valtellina? Forse, del resto qui la Madonna è di casa come ti ricordano sia a Bianzone dove apparve nel 1676, lasciando in eredità la bellissima chiesa della Madonna al Piano, che spunta maestosa a pochi passi dalla strada e soprattutto a Tirano, con il santuario che ricorda un'apparizione ancora più antica della vergine: era il 1504 e Maria scelse un orto a ridosso di questo snodo per la val Poschiavo (www.valtellina.com).

Il paradiso aveva trovato casa anche lontano dai cieli.

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