Cronaca locale

I fan festeggiano i 30 anni di Dylan Dog

Il re dell'incubo celebrato con un «horror day» e la riedizione di numeri storici

Simone Finotti

Giuda ballerino, come passa il tempo. E la cosa curiosa è che l'abito è sempre quello, un po' casual, un po' radical chic: giacca nera su camicia scarlatta dal colletto a punta e i polsini risvoltati, blue jeans, Clarks color pelle. Occhio glaciale, ciuffo ribelle, il volto affilato e tenebroso di Rupert Everett quando ancora in Italia lo conoscevano in quattro. D'altra parte, per dirla con il fumettista Bruno Brindisi, «le mode vanno e vengono, ma Dylan Dog resta». Alla faccia del mezzo flop iniziale, e del mucchio di anni trascorsi. Trenta candeline giuste da quell'autunno del 1986 quando nelle edicole si affacciarono gli zombie de «L'alba dei morti viventi», numero 1 della serie, ora una specie di Sacro Graal per i cultori. Era il 26 settembre, anche se la copertina dice 1 ottobre. Disegni di Stano, cover di Villa. Soggetto, naturalmente, di Tiziano Sclavi, un 35enne originario di Broni che dalle atmosfere schive dell'Oltrepò pavese si ritrovò catapultato sotto i riflettori della Milano da bere, anzi, da disegnare, di cui la Bonelli era un'icona. Trent'anni. Quanto basta a trasformare un fumetto in un fenomeno cult, e un fenomeno cult in un mito, che Umberto Eco non esitò a porre accanto alla Bibbia e a Omero sul podio delle sue letture. Anche la dimora non è cambiata: il mitico numero 7 di Craven Road, nel cuore della Londra decadente, omaggio al papà di Nightmare Wes Craven. Negli anni Novanta era già leggenda. La sua silhouette, con quella dell'inseparabile assistente Groucho Marx, finì su poster, felpe, quaderni e diari di scuola. Forse è proprio questo il segreto del successo di un antioeroe che, all'epoca del massimo splendore, doppiava le 500mila copie mensili. Non capitava tutti i giorni, allora, di aprire un fumetto e immergersi in un melting pot di sangue, orrore, ironia, noir e mistero pop, eros e poesia, musica classica e metal, perle di saggezza e atmosfere da romanzo gotico. Si amava anche la sua ipocondria, e prima di ogni viaggio si tremava un po' perché, come dice Dylan, «gli aerei cadono sempre». Ma non è il caso di arrendersi alla nostalgia: giusto ieri Milano è stata teatro del Dylan Dog horror day organizzato dalla Sergio Bonelli con festeggiamenti, cosplay ed eventi in tutta la città, in attesa dell'arrivo in edicola, il 29 settembre, dell'albo a colori «Mater dolorosa» (n.361) e, il 29 ottobre, del n.

362 «Dopo un lungo silenzio», che segnerà il ritorno alla sceneggiatura di Tiziano Sclavi, assente da quasi 10 anni.

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