Cronaca locale

I giudici salvano Pisapia: [NOTE][/NOTE]«Le nozze gay sono valide»

Il Tar annulla il provvedimento del prefetto «Non ha competenza sulle decisioni del sindaco»

Per il Comune di Milano, continueranno a restare marito e marito: anche se una legge sulle unioni omosessuali, nonostante le promesse del governo Renzi, in Italia ancora non c'è. I due uomini che avevano ottenuto dal sindaco Giuliano Pisapia la trascrizione del loro matrimonio celebrato in Francia, nei registri dell'Anagrafe milanese, hanno incassato ieri una nuova vittoria: il Tar della Lombardia ha annullato il provvedimento della Prefettura che cancellava la loro unione. Di conseguenza, per lo Stato Civile i due coniugi tornano tali.

É una sentenza basata esclusivamente su questioni procedurali, che non si avventura nella delicata questione dei diritti delle coppie gay a vedere riconosciute le loro unioni. Secondo il Tar, il Prefetto, ovvero l'autorità amministrativa, non ha alcuna competenza nel cancellare provvedimenti del Sindaco. A intervenire nella vicenda, poteva semmai essere la magistratura ordinaria. Ma, come è noto, a Milano nè la Procura nè il tribunale hanno mai ritenuto di intervenire sulle trascrizioni, e l'unico procedimento penale, aperto a carico del sindaco Pisapia in base a un esposto di una associazione anti-gender, è stato rapidamente archiviato.

La vicenda di cui il Tar ha dovuto occuparsi nasce dalla richiesta con cui due milanesi avevano chiesto all'Anagrafe di trascrivere il matrimonio celebrato in Francia il 28 dicembre 2013. Il 9 ottobre 2014 Pisapia nella sua veste di ufficiale di Stato civile aveva trascritto il matrimonio nei registri comunali, insieme ad altre sei unioni dello stesso tipo. Meno di un mese dopo, il 4 novembre, su input del ministero degli Interni, il Prefetto aveva disposto «l'annullamento della trascrizione, in quanto - si legge nella sentenza di ieri - il matrimonio contratto all'estero da persone dello stesso sesso non sarebbe trascrivibile in Italia, giacché difetterebbe il requisito sostanziale della diversità di sesso dei nubendi». Ed è contro questo decreto del prefetto che i due mariti hanno presentato ricorso al Tar, mentre il ministero degli Interni si è costituito in giudizio a sostegno della decisione del prefetto. Davanti al Tar, è sceso in campo con i suoi legali anche il Comune, sostenendo anch'esso che le trascrizioni non potevano essere annullate: ed è stato proprio il ricorso del Comune a venire accolto, mentre quello dei due coniugi è stato dichiarato inammissibile. Ma il risultato finale non cambia granchè.

Secondo quanto si legge nella sentenza, «una volta effettuata la trascrizione nei registri dello stato civile non è possibile procedere a modifiche o rettifiche, se non per ordine dell'autorità giudiziaria ordinaria». La decisione di Pisapia avrebbe insomma messo il governo davanti a un fatto compiuto, e per il ministro degli Interni l'unica strada percorribile sarebbe stata quella di rivolgersi al tribunale: cosa che Alfano non ha fatto.

Il commento di Rosaria Iardino, consigliere comunale del Pd, è trionfante: «È una vittoria per tutta la comunità gay milanese. Spero che questo provvedimento contribuisca a zittire le insulse iniziative di quelle forze omofobe e intolleranti che diffondono proclami contro la cosiddetta teoria gender».

Ma dal centrodestra le replica Matteo Forte: «Il Pd si dia una calmata, il Tar ha solo ribadito che non è il Prefetto ad aver il potere di annullare le trascrizioni».

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