Cronaca locale

I nomi della lista nera nell'albo del Comune: «Ora stop alla moschea»

L'ex pm Dambruoso denuncia: «Nell'elenco presenti sigle della black list» Palazzo Marino in difficoltà e il centrodestra va all'attacco: «Fermate tutto»

I nomi della lista nera nell'albo del Comune: «Ora stop alla moschea»

Sicurezza e prudenza. Dopo la strage di Parigi - che lo si voglia ammettere o no - è cambiato tutto. Anche il modo in cui a Palazzo Marino si guarda al tema dei luoghi di culto. La giunta è sottoposta al pressing dell'opposizione, che da giorni chiede di dare lo stop all'iter per le nuove moschee. Ma iniziative rilevanti si segnalano anche fuori dal perimetro del centrodestra. E oggi portano la firma del deputato Stefano Dambruoso. Forte della sua esperienza come pm specializzato in anti-terrorismo, Dambruoso ha sollevato il caso di cui sabato ha dato conto il Giornale, pubblicando l'intervento del consigliere comunale Matteo Forte. Così ieri ha presentato un'interrogazione al ministro dell'Interno, sottolineando che «i tragici fatti che hanno sconvolto Parigi hanno riportato prepotentemente alla ribalta la necessità di un supplemento di attenzione». La giunta di Milano - ha dichiarato Dambruoso - «ha definito requisiti e modalità di iscrizione nell'albo delle associazioni e organizzazioni a carattere religioso presenti sul territorio cittadino». Tuttavia, all'albo - ha rilevato - «risultano iscritte anche realtà e organizzazioni le cui sigle compaiono nelle black list governative di alcuni paesi stranieri».

Sul Comune, ovviamente, sono piovute dichiarazioni e reazioni. Prima fra tutte quella dello stesso Forte: «L'interrogazione di Dambruoso - ha incassato - purtroppo dice che le preoccupazioni che esprimo in aula da tempo non sospetto hanno fondamento». E il centrodestra ha trovato motivo per riaffermare la sua battaglia contro le nuove moschee: «Finalmente - ha dichiarato la coordinatrice regionale Mariastella Gelmini - comincia a farsi largo un approccio più cauto e avveduto su una questione prioritaria per la sicurezza dei milanesi, soprattutto nell'attuale fase di emergenza dopo le stragi di Parigi». Forza Italia chiede che l'iter del Comune sulle moschee sia sospeso «non essendoci condizioni di sicurezza sufficienti per i cittadini»; e chiede che sia lo Stato a bloccare il bando, definito «ideologico e pericoloso». «Milano rifiuta il razzismo e l'intolleranza religiosa - ha concluso - ma deve essere difesa con provvedimenti adeguati di prevenzione a tutti i livelli». Quali misure? Secondo il coordinatore comunale azzurro, Giulio Gallera, «la via da seguire è quella di una legge parlamentare che regoli tutto il settore e imponga trasparenza attraverso la tracciabilità dei flussi, l'istituzione di un albo degli imam, l'iscrizione di tutti i centri culturali a un albo specifico nazionale, una legge che imponga l'uso della lingua italiana nei luoghi di culto». Anche il coordinatore provinciale Luca Squeri, deputato, ha sottolineato: «Dopo la denuncia dell'onorevole Dambruoso, già magistrato specializzato in lotta al terrorismo internazionale, lo stop alle procedure per la realizzazione di nuove moschee a Milano non è solo opportuno ma doveroso». Ma anche da Fratelli D'Italia arriva una reazione non meno forte: «Cos'altro deve succedere per dare la sveglia a Pisapia e Majorino? - chiede l'ex vicesindaco Riccardo De Corato.

In grave difficoltà l'assessore al Sociale Pierfrancesco Majorino, che per conto della giunta ha seguito la partita dopo che si sono defilati sindaco e vicesindaco. «Condivido il ragionamento di fondo dell'onorevole Stefano Dambruoso» ha detto Majorino, che nelle settimane scorse ha cercato un'intesa con l'opposizione e con Forte in particolare.

"Con le diverse istituzioni svilupperemo proposte, incontri ed approfondimenti ad hoc - ha assicurato Majorino - Il nostro obiettivo resta avere luoghi di culto come case di vetro».

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