Cronaca locale

I tesori della Bassa Bresciana: «Pan Pannocchia» e casoncelli

Attraversando la Pianura padana si scoprono borghi con capolavori di Tiepolo e forni dalle ricette centenarie

Roberto Perrone

I l Viaggiatore Goloso scopre sempre qualcosa di nuovo. Oltre alle solite mete turistico-gastronomiche esistono borghi, cittadine, dove, spesso sconosciute, si celano ricchezze di gusto e d'arte. Oggi, attraversando la pianura padana arriviamo, anche grazie alle indicazioni della collega Viviana Filippini, a Verolanuova, paese di 8.300 abitanti nella bassa Bresciana. Di cui troviamo tracce nel VII secolo tra i possedimenti della Badia Leonense. Tra l'Ottavo e l'Undicesimo secolo le terre vennero bonificate dalle famiglie dei feudatari del monastero. Già si respira profumo di storia, ma prima il profumo di pane ci induce a una sosta nel paese rivale di Verolanuova, cioè Verolavecchia. Alla Forneria Bertolotti da più di 100 anni, cinque generazioni con le mani in pasta sfornano pagnotte, focacce, pizze e torte di ogni tipo. Il pezzo forte è il «Pan Pannocchia» realizzato con farina di mais e così chiamato per la sua forma oltre che per la sua sostanza. Ma anche i «grissini biblici» e i muffin ai frutti di bosco sono da assaggiare.

A Verolanuova nel X secolo arrivò la famiglia dei Gambara, di origine bavarese, scesa nel bresciano in difesa della Badia di Leno, assediata dagli Ungari. I Gambara promossero lo sviluppo delle arti e grazie al ruolo politico e diplomatico che la famiglia ebbe in epoca rinascimentale e barocca la città si sviluppò. Una famiglia di cardinali come Uberto Gambara a cui si deve dell'importanza della Basilica Romana Minore di San Lorenzo e di poeti, come la cugina di Uberto, Veronica Gambara.

La basilica è uno scrigno di tesori e ospita, tra le altre opere, due tele di Gianbattista Tiepolo, «La caduta della manna» e «Il sacrificio di Melchisedech» nella Cappella del Sacramento. Significative anche «La natività di Maria» e «L'assunzione della Vergine» del veneziano Andrea Celesti, sulle pareti della Cappella del Santissimo Rosario e il «Golgota» del bresciano Ludovico Gallina, sopra il grande portone centrale. Per meglio godere di una passeggiata nel parco «Lina e Angelo Nocivelli» prendiamo un pasticcino, un biscotto, una fetta di torta, un piccolo panino imbottito e anche un gelato, alla faccia della stagione uggiosa, alla Gelateria Mille. Questo importante il polmone verde è l'unico giardino italiano realizzato da una famiglia privata e donato al Comune di Verolanuova. Inaugurato il 19 giugno del 2005, è nato dall'amore per l'arte del giardinaggio dell'imprenditore Luigi Nocivelli che lo ha dedicato ai propri genitori. Nell'area, circa 40mila metri quadrati, confinante con Castel Merlino e parte del Parco Fiume Strone troviamo 7.600 cespugli sempreverdi e fiori, 125 alberi tra i 5 e i 10 metri di altezza, oltre ai 75 esemplari di carpini, frassini e betulle già presenti. Molto belli il laghetto dove ogni anno fioriscono colorate ninfee e la voliera che ospita diverse specie di uccelli: gallinelle americane, colombe, cocorite, quaglie e passeri cinesi.

Ora di pranzo. Ci accomodiamo alla Trattoria Vecchia Filanda per un tagliere di salumi e gnocco fritto, a seguire casoncelli bresciani, faraona arrosto e, per concludere, torta mimosa. Non distante ecco il Castel Merlino la prima dimora dei Gambara. Della struttura originale, dopo la ricostruzione del XIX secolo, rimangono soltanto la facciata est privata della merlatura sovrastante, tre stemmi gentilizi in pietra, parte della fossa che circondava il castello ma senza il ponte levatoio. I Gambara dal castello accedevano alla Chiesa della Disciplina attraverso una scalinata. In questa che fu la prima chiesa parrocchiale è posto il monumento funebre del grande condottiero Nicolò Gambara e affreschi attribuiti a Lattanzio Gambara. Se rimane ancora spazio si può visitare Palazzo Gambara, oggi sede del Municipio con gli affreschi attribuiti alla scuola del cremonese G.B. Trotti detto il Malosso. Con un appetito storico azzanniamo una delle grandi pizze del Posticino e anche lo spiedo della Trattoria Bonetti. Prima di ripartire un passaggio da Ca. Bre la grande azienda casearia che produce annualmente 70mila forme di Grana Padano e 30mila quintali di provolone. Da provare il «Leonessa», il soprannome di Brescia, formaggio versatile a pasta dura dalla stagionatura minima di 10 mesi.

Alla fine, il viaggio è sempre goloso.

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