Cronaca locale

«Io volontario dai francescani Pd intransigente solo con me»

«Io volontario dai francescani Pd intransigente solo con me»

MilanoC'è voluto per convincerlo. Non voleva. («Mi diranno che sono un pirla. Ma le mie convinzioni politiche vengono prima delle vendette personali»). Poi un sms. «Forse posso esserle utile».
Filippo Penati, la fiducia al governo Letta-Alfano?
«Dev'essere chiara una cosa: non parlo per rancore verso il mio ex partito e soprattutto ora che ho abbandonato la politica attiva. E questa intervista non significa che voglio tornare».
C'era un tempo, e non è passato molto, in cui in Lombardia e non solo nel Pci-Pds-Ds-Pd non si muoveva foglia che Penati non volesse. Sindaco della Stalingrado d'Italia Sesto san Giovanni, potentissimo presidente della Provincia di Milano, tanto che oggi anche l'assessore alla Mobilità della giunta Pisapia gli deve la poltrona. E poi braccio destro di Pier Luigi Bersani a cui fece vincere le primarie e di cui divenne il capo della segreteria politica. Poi una perquisizione e l'epurazione.
Il governo Letta-Alfano?
«Non è solo finita un'epoca segnata dalla presenza dominante di Berlusconi, ma è un'intera classe politica che finisce».
Dice che Berlusconi è finito?
«Se Berlusconi è finito non si decide dentro le stanze del Parlamento, ma sarà il voto degli italiani a deciderlo».
Se e quando si voterà.
«Sembrava già finito nel '94 e Bossi gli tolse la fiducia. E, invece, Berlusconi è ancora qui».
Cosa sta succedendo?
«L'ennesimo tentativo di costruire un centro moderato non berlusconiano. Ma non mi sembra che a Fini, Casini o Monti sia andata bene».
Ora ci provano Letta e Alfano con Formigoni, Giovanardi e Cicchitto?
«Formigoni pensa di unificare i riformisti e staccarsi da Berlusconi da almeno dieci anni».
Ci riuscirà?
«Dico soltanto che in chi è uscito allo scoperto proprio nel momento di maggiore difficoltà di Berlusconi, noto un certo tasso di codardia».
Che dice delle larghe intese?
«Se il Pd pensa di cavarsela abbracciando l'ultimo dissidente berlusconiano, insegue un tatticismo che ancora una volta non porterà a nulla di buono».
Però il governo è salvo.
«Una visione di corto respiro. Come sempre a sinistra».
Formigoni andrà a processo per la Fondazione Maugeri e le tangenti nella sanità, lei per il sistema Sesto.
«A Formigoni si perdonano cose che a me non sono state perdonate. Con me il Pd è stato intransigente. Intransigente fino al limite dell'ingiustizia».
Perché ingiustizia?
«Solo 45 giorni, neppure un rinvio a giudizio e mi avevano già buttato fuori. L'udienza preliminare solo due anni dopo».
Si indaga su un gran giro di tangenti, il «sistema Sesto».
«Mi ero già sospeso dal partito e dimesso da tutte le cariche, a cominciare dalla vice presidenza del consiglio regionale. Ma mi hanno addirittura cancellato dall'anagrafe degli iscritti. Credo di essere l'unico».
È la «damnatio memoriae» stalinista. E Formigoni?
«Una scorciatoia politica. Il Pd è sempre accecato dall'antiberlusconismo e per questo è disposto a tutto. Anche ad andare d'accordo con l'ultimo eretico di Arcore».
C'è anche Giovanardi ad appoggiare Letta. Rinasce la Dc, torna la Balena bianca?
«Certo. Pure Giovanardi con il suo integralismo sui diritti civili. Va bene anche lui».
Però Letta e il capogruppo pd Zanda dicono che ora c'è una maggioranza politica coesa.
«Far monumenti a Giovanardi e Formigoni solo perché spaccano il Pdl è rifugiarsi in un eccesso di tatticismo».
Cosa significa?
«Il respiro è breve. Stare con Alfano o con Sel non è la stessa cosa. La scelta andrebbe discussa all'interno del partito, non fatta per inerzia».
Intervista finita. Richiama. «Se avesse bisogno di me, prima delle tre o dopo le cinque perché ora torno a lezione».
Lezione?
«Insegno italiano ai minori stranieri affidati a una comunità dei frati francescani.

E lo scriva che non parlo per rancore».

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