Cronaca locale

L'«hockey in line» una novità che vuole svegliare Milano

Il presidente Quintavalle: «Mai così in ribasso lo sport cittadino. Serve un confronto aperto tra Comune e club»

Luca Talotta

Lo sport a Milano ha bisogno di nuova linfa. Nuove idee, impianti ma soprattutto un confronto diretto e sincero tra pubblico e privato. È questo il pensiero di Umberto Quintavalle: cavaliere del lavoro, imprenditore, ma soprattutto presidente di quel Gruppo Quanta che appoggia da tantissimi anni l'hockey in line milanese. Mietendo successi in quantità industriale ma finendo per essere ascoltati ben poco da media ed istituzioni: «Le nostre valutazioni partono da un dato oggettivo le sue parole oggi lo sport a carattere generale a Milano sta attraversando un momento molto negativo. Perché se quello che conta sono i risultati, possiamo dire che non c'è una squadra della città che vince un campionato di alto livello da anni. A questo si aggiunga l'aggravante dell'assenza di un palazzetto dello sport. Una struttura presente in qualunque città di media grandezza. E poi Milano non è capace di produrre un atleta vincente da anni».

In tutto questo si inserisce una situazione degli impianti sportivi milanesi molto delicata: «Disastrosa direi prosegue Quintavalle tutte le strutture perdono soldi. Tranne due casi virtuosi, noi e la Pro Patria, tutte le altre aziende private hanno i conti in rosso. Per non parlare di Milanosport: anni di perdite importanti che ogni volta si cerca di ripianare. E poi manca totalmente la collaborazione tra pubblico e privato. E questo, onestamente, è uno scenario che fa paura».

Una prima soluzione sarebbe quella di vedere un passo indietro da parte del pubblico: «Fintanto che esisterà una struttura come Milanosport che occupa tutti gli spazi in maniera dominante, è chiaro che il privato andrà in sofferenza. Come fa ad allearsi una società privata con chi lo vuole morto? In quei pochi casi dove qualcuno ha provato ad avvicinarsi è stato respinto. Penso ad Armani con il Palalido. La mia richiesta è che si limiti l'area di azione di Milanosport. Perché se è vero che lo sport è sociale, non si possono tralasciare l'agonismo, lo spettacolo e soprattutto il business».

L'altra grande richiesta di Quintavalle è quella di un confronto diretto con il Comune: «Mi piacerebbe che la municipalità organizzasse una tavola rotonda dove spiega come vuole sviluppare lo sport su Milano conclude : non è difficile mettere insieme un tavolo istituzionale. Creare un dibattito dove le società possano anche dare indicazioni su come agire. I privati dovrebbero essere la spinta, il futuro, l'innovazione. E invece stanno morendo tutti. Un dato parla chiaro: negli ultimi tre anni, le prime cinque strutture milanesi per dimensioni hanno perso cumulativamente oltre un milione di euro all'anno. E tra queste ci siamo anche noi e la Pro Patria, che come detto abbiamo i conti a posto». In chiusura si torna a parlare di Milanosport: «La recente legge Madia impedisce agli enti pubblici di avere delle partecipate che non abbiano un valore strategico. Il Comune di Milano è corso ai ripari con una delibera dove definisce Milanosport proprio un valore strategico. Si cerca di tenere in vita un'azienda andando contro una legge dello stato. E tutto questo non permette, ovviamente, lo sviluppo dello sport milanese privato».

Intanto il Milano Quanta, che un mese fa ha conquistato la sua sesta Supercoppa Italiana in sette anni, ha deciso di agire da solo: «Dall'anno scorso abbiamo ideato un progetto di presentazione del nostro sport nelle scuole le parole del direttore tecnico, Riki Tessari , poi invitiamo qui i ragazzi per farli giocare. Non è facile, ma ci proviamo. E finora abbiamo avuto buoni riscontri da differenti plessi scolastici. Ad oggi abbiamo due squadre che disputano altrettante categorie ufficiali, l'Under 14 e l'Under 18. Oltre ad una Serie C nazionale e la squadra seniores. Per un totale di circa 70 ragazzi nelle giovanili».

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