Cronaca locale

L'Armenia nelle sculture alla Statale

Le opere di Ohanjanyan rimandano alle porte e sono esposte all'università come accesso al sapere

Francesca Amé«La musica nel Medioevo era l'esame degli esami. Era considerata la materia principale, coinvolgeva la matematica, la simbologia, la filosofia. Mi sono lasciato ispirare all'università come antico luogo di sapienza per realizzare questo progetto, basato sul ritmo musicale». Mikayel Ohanjanyan, artista armeno 40enne, in Italia da quindici anni e premiato con il Leone d'Oro all'ultima Biennale di Venezia, guarda soddisfatto le sue installazioni.Siamo nel cuore di Milano, nel cortile dell'Università degli Studi di Milano, l'affascinante progetto del Richini che fa della Statale uno dei gioielli architettonici della città. Da oggi al 19 marzo per la prima volta l'ateneo ospita un progetto di arte pubblica a cielo aperto dedicato alla contemporaneità: «Dur», porte in lingua armena, è il titolo della doppia installazione nel cortile e nel loggiato della Ca' Granda realizzata dall'artista: è il primo appuntamento di un progetto, «La Statale Arte», che, nelle intenzioni del rettore Gianluca Vago, intende aprire ai cittadini l'ateneo per la fruizione di eventi culturali. Porte aperte dunque ai visitatori che tutti i giorni fino alle 20, ad eccezione della domenica, potranno varcare la soglia di via Festa del Perdono e ammirare le composizioni scultoree in basalto, acciaio e ferro di Ohanjanyan: ogni venerdì, dalle 17,30 e il sabato alle 11, sono previste anche visite guidate a questo piccolo ma suggestivo museo a cielo aperto tenute dagli stessi studenti dell'università.Necessita di tempo e attenzione, l'arte di Ohanjanyan: questo progetto affonda infatti le radici nella stessa orografia del Paese. Il basalto utilizzato per le tredici pietre dell'installazione è quello caratteristico dei canyon armeni, con particolare riferimento a un sito archeologico, a sud del Paese, detto «delle pietre parlanti», per le suggestive sonorità che il vento provoca nei menhir millenari. Ohanjanyan pare voler riportare su modello di quanto fatto all'ultima Biennale di Venezia - la magia della sua terra nel cortile della Statale con una complessa installazione di piccole pietre forate disposte in modo simbolico, quasi fossero una partitura musicale. Composta e raffinata è anche l'installazione site specific «Dur» realizzata per il loggiato del cortile e costituita da due strutture cubiche tenute in equilibrio grazie a un cubo vuoto centrale posto in mezzo: è di particolare effetto perché, grazie alla coloritura in ferro ossidato, spicca sul candore dei marmi. Nel suo perfetto italiano (Ohanjanyan si è formato all'Accademia di Belle Arti di Firenze e ancora oggi ha nel capoluogo toscano il suo atelier) l'artista ci spiega: «Dur, porta in armeno, vuole essere un omaggio al luogo in cui siamo: l'università come porta verso il sapere, come luogo dove imparare a conoscere il mondo e se stessi.

Il varco tra le due strutture simboleggia lo stato di passaggio: è una riflessione sulla conoscenza contemporanea, che è sempre in divenire».

Commenti