Cronaca locale

Dal sequestro al museo: vanno in mostra i capolavori confiscati alla criminalità

Avrà una sede la collezione di 70 opere del '900 frutto delle inchieste lombarde

Dal sequestro al museo: vanno in mostra i capolavori confiscati alla criminalità

Ci sono volute una decina di sale di palazzo Litta per poter trovare lo spazio ad ogni pezzo. Lui, invece, le aveva tutte in casa in bella mostra. Una dimora museo sì, ma di arte sequestrata ed ora liberata e che, da domani, sarà restituita idealmente alla collettività, grazie ad un progetto pilota in Lombardia che il Segretariato regionale del Ministero per i beni e le attività culturali è riuscito a realizzare, in collaborazione con l'Agenzia nazionale per l'amministrazione dei Beni confiscati alla criminalità organizzata, dopo 10 anni di intenso lavoro e grandi difficoltà. Dopo il vernissage di stasera, alla presenza del ministro Alberto Bonisoli, da domani Milano avrà una nuova collezione di arte contemporanea in più: 69 pezzi fra dipinti e sculture, italiani e stranieri, del XX e XXI secolo, con big del calibro di Andy Warhol, Arnaldo Pomodoro, Jean Arp, Christo, Emilio Vedova, Arman e Victor Vasarely, oltre a molta Arte Povera con pezzi di Giuseppe Penone e Pier Paolo Calzolari, per citare alcuni dei must di una collezione privata del valore di 3 milioni e mezzo che, nel 2008, è stata sequestrata ad un grande evasore lombardo per gravi reati fiscali e finanziari. Resta anonimo, a piede libero, ma con una sentenza passata in giudicato, la legge 109/96 per il riutilizzo pubblico e sociale dei beni confiscati ha fatto il suo corso, escludendo ormai le aste, come avveniva in passato e avviando, almeno per quel patrimonio artistico, una redenzione ed una nuova vita pubblica. L'esposizione curata dalla storica dell'arte Beatrice Bentivoglio Ravasio è l'apice di un lavoro iniziato all'indomani del sequestro: «Primo step fu il deposito in tribunale ricorda la curatrice - , poi, fra bandi e ricerca di fondi, sono state coinvolte le università per poter attestare l'autenticità di un tale patrimonio». A trovarsi per le mani quel Giorgio Armani visto da Warhol o uno dei primissimi empaquetage di Christo è stato Paolo Campiglio dell'ateneo pavese. Prima si è creato un corso di laurea ad hoc per gli studenti, poi arrivano anche fondi per farci lavorare ricercatori e storici dell'arte. La Lombardia ha creato un protocollo che prima non esisteva. Il celebre sequestro Campolo, re dei videopoker? Le sue opere ora sono accanto ai bronzi di Riace; il sequestro Tanzi? In parte all'asta. Ora la valorizzazione avrà un iter più snello anche se non tutto sempre fila liscio: per una collezione come questa, che viene «salvata», ve n'è un'altra sequestrata ad un lombardo condannato per reati di mafia che, però, poi il tribunale di Roma ha restituito all'evasore: «Ci avevamo già lavorato molto ricorda la curatrice - ; erano 458 pezzi, di cui 120 falsi e con opere di minor valore, per un totale di 300 mila euro».

In questo caso, invece, le opere risultano non solo autentiche, ma dotate di expertise, dichiarazione dell'autore o documento d'acquisto. «Si tratta di opere raccolte fra gli anni ottanta e duemila, secondo un disegno preciso precisa Campiglio con acquisizioni forse anche guidate da un buon consigliere che ha permesso di avere una prospettiva internazionale». Dal Segretariato parte una vera crociata per la musealizzazione: un lungo deposito presso i Frigoriferi milanesi, quindi al Ministero, finché un ultimo bando non permette di far quadrare il cerchio. La raccolta sarà esposta al Litta fino al 18 novembre, poi entro fine anno migrerà alla Gamec di Bergamo: mentre nei musei milanesi non si trovava lo spazio adeguato, la trasferta orobica permette per ora la miglior fruizione. Ma il prestito non sarà sine die: l'obiettivo è creare a Milano e proprio in uno dei palazzi confiscati con le stesse modalità - un vero Polo di arte liberata.

«Lo vedo - chiude la Bentivoglio - come spazio ideale non solo per esporre future opere confiscate, ma anche per realizzare l'iter burocratico e amministrativo attraverso cui siamo dovuti passare noi».

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