Cronaca locale

L'avvocato collezionista che promuove i talenti

Il suo studio legale espone capolavori internazionali: ora anche mostre di giovani

Mimmo di Marzio

La cultura di una società è fatta di uomini, e la storia dell'arte non la creano solo gli artisti, ma tutti quegli appassionati che favoriscono la circolazione delle idee e del gusto. I grandi collezionisti sono un anello imprescindibile di questa catena e Giuseppe Iannaccone, avvocato di fama nel mondo dell'alta finanza, è uno di questi. Il suo studio legale nel centro storico - che nel corso degli anni ha gestito grandi crac come lo scandalo del Banco Ambrosiano, quello della BPM o lo scandalo Derivati - è oggi un affascinante museo che espone parte della sua immensa collezione di arte contemporanea. Una raccolta di 250 capolavori dei più importanti artisti internazionali: da Elizabeth Peyton a Matthew Barney, da Juan Munoz a Tracey Emin. La collezione si arricchisce continuamente ogni qualvolta l'avvocato, durante i suoi viaggi di lavoro nelle capitali europee, riesce a rubare il tempo per visitare le gallerie che contano. E ogni qualvolta, affiancato dalla preziosa curatrice della collezione Rischa Paterlini, presenzia immancabilmente alle preview delle grandi fiere d'arte internazionale.

Una storia che parte da lontano, come racconta nel suo libro intitolato «Una caccia amorosa». Una storia nata negli anni Ottanta dalla passione e lo studio per gli artisti italiani degli anni Trenta. Da Mafai a Scipione, da Guttuso a Birolli. «Non mi interessavano gli artisti di regime, quelli del Gruppo Novecento - racconta - ma i ribelli di Corrente, i pittori di matrice espressionista che mettevano l'uomo al centro del mondo». La sua stella polare, fin da subito, non furono gli autori, ma il quadro. «Mi interessano solo i capolavori e, grazie ai libri e ai cataloghi che studiavo di notte, riuscivo spesso a scoprire chi fossero i proprietari». La caccia amorosa, appunto. «Comprare dai privati è più difficile che dalle gallerie e si finisce sempre per pagare le opere più del dovuto; ma alla fine è giusto così», sospira. Uno di questi, «Ballerine 1938» di Arnaldo Badodi, lo ebbe però in dono dall'indimenticabile amico e collega Peppino Prisco. «Gli avevo regalato un libro su quel grande artista morto nella campagna di Russia, e Prisco era un devoto degli Alpini. Un bel giorno mi disse: tu ami questo quadro più di me, è giusto che lo abbia tu...». Nella sua collezione di quasi 100 dipinti degli anni Trenta, ecco capolavori come «Il Taxi Rosso» di Renato Birolli, «Tramonto sul Lungotevere» di Mario Mafai, o il «Ritratto di Alicata» di Guttuso. «Ricordo che avevo lavorato tutto agosto per una causa difficile. Lo vidi e pensai a quale sarebbe stata la mia parcella. Anticipai la cifra al gallerista...». La vedova di Birolli, con cui era nata una grande amicizia, gli portava in studio libri e appunti del marito. «Aveva una bellissima collezione e mi disse: con questi quadri ho un legame affettivo, ma quando non ci sarò più saranno tuoi. E così fu». I collezionisti appassionati sono felici di condividere il loro amore e Iannaccone, dopo i prestiti al Museo del '900, oggi ha aperto i propri spazi ai giovani con il progetto mecenatistico «In Pratica»: ogni sei mesi la mostra di un artista emergente in dialogo con la prestigiosa collezione. «Prima di criticare il sistema, noi collezionisti abbiamo il dovere di metterci a disposizione della città.

Spero che il futuro sindaco ci permetta di farlo».

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