Cronaca locale

Dal Leonka a Macao zone franche

C'è sempre qualcuno «più uguale» degli altri. Prima era il Leoncavallo, oggi sono il Lambretta, il RiMake e chissà chi. E Macao, che ieri sera ha ospitato una festa nudista in viale Molise, nella palazzina di Sogemi (cioè del Comune) occupata abusivamente da ormai 6 anni. Cambiano i dettagli e le stagioni politiche, si avvicendano le sigle e i protagonisti, eppure in questo odioso andazzo resta una costante: la prepotenza dei cosiddetti «centri sociali».

Servirebbe fra l'altro una parola nuova e diversa: magari centri commerciali. Perché i leoncavallini almeno ammantavano il tutto di pretese ragioni ideologiche. La vicenda del primo e più noto collettivo milanese aveva - per chi ci credeva - un'aura politica che a tratti contribuì a rendere drammatiche le sue vicende, 30 anni fa. Adesso che il Leoncavallo si è «imborghesito», ora che quei vecchi comunisti ospitano le primarie del centrosinistra e vanno braccetto coi vecchi nemici ideologici, al loro posto si sono piazzati gli abusivi di Macao o quelli del Lambretta, che fanno le stesse cose, ma senza neanche il pretesto farlocco dell'ideologia. La musica è sempre la stessa: occupano beni privati o pubblici, scroccano gli allacci, organizzano eventi, allestiscono bar e attività para-commerciali. Come sempre, si arrogano il potere di stare al di sopra delle leggi, al di là delle regole che valgono per tutti i comuni mortali. Fanno il bello e il cattivo tempo, senza rispettare le norme fiscali, edilizie e di sicurezza che incombono sui commercianti, sugli imprenditori, sulle famiglie milanesi. E la cosa più incredibile, a dire il vero, non è neanche che lo facciano, ma che glielo si lasci fare impunemente. Ma si sa, qualcuno è più uguale degli altri.

E per gli amici le regole si interpretano.

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