Cronaca locale

Un libro e una mostra per raccontare 120 anni di Umanitaria

Un libro e una mostra per raccontare 120 anni di Umanitaria

Aiutare gli altri. Oggi si direbbe dare a tutti un chance. Sia come sia, dopo 120 anni di attività, di istituzioni come l'Umanitaria di Milano si ha un grande bisogno anche oggi come nel 1893: da allora, bussando ai chiostri di via San Barnaba, una risposta la si trova sempre. Una nuova pubblicazione a tiratura limitata, «Pionieri di arditezze sociali - la società Umanitaria per l'Italia», consente di fare un bel ripasso dell'operato dell'Umanitaria in campo sociale e culturale. E la mostra «Carta canta» dischiude i segreti degli archivi, ricchi di oltre 70 mila depositi.
Il focus per immagini proposto dal testo si propone di parlare del futuro ripercorrendo la storia che già secondo Giuseppe Saragat nel 1965 «nulla è riuscito a cancellare». Non Bava Beccaris, non il fascismo, non le bombe. L'Umanitaria è sempre rinata ed è tornata a fare il suo lavoro come da volontà del mecenate mantovano Prospero Moisè Loria. Lungimirante e massone, lasciò un gruzzolo di 10 milioni, che allora era pari quasi alla metà del bilancio del Comune, e un unico imperativo: «aiutare le persone derelitte». «Siamo rimasti fedeli ai principi del suo fondatore», ama ripetere Nannini nel raccontare la «sua» Umanitaria. Le prime scuole laboratorio - dedicate ad elettrotecnica e arte applicata - nascono già nel 1903, formando in 20 anni 40 mila allievi. Poi l'ufficio agrario diventa punto di riferimento per chi lavorava nei campi. Ancora due anni e si pensa agli operai, con la costruzione di due quartieri operai, in via Solari e viale Lombardia.
La prima casa di lavoro per disoccupati è nata qui e così la casa degli emigranti, dietro la Centrale. Se durante la guerra tutti gli sforzi si concentrarono nell'assistenza ai profughi, l'Umanitaria ha pensato non solo all'emergenza: ecco il Teatro del popolo sul cui palco saliranno anche Arturo Toscanini e Igor Stravinskij. È il teatro una delle poche realtà a salvarsi nell'epurazione dei vertici voluta da Mussolini nel 1924. I bombardamenti del 1943-44, danneggiando quasi l'interezza dei chiostri, avrebbero potuto decretare la fine dell'Umanitaria che invece riaprì i battenti nel settembre '45 con nuovi corsi di avviamento professionale e di reinserimento per reduci e partigiani. Una seconda manche che dura ancora oggi con una grande varietà di iniziative tutte gratis, dal cinema alle mostre, ai concerti, passando per «Humaniter», i corsi per il tempo libero, e il programma «Mentore» contro la dispersione scolastica.

Grazie, Umanitaria e buon compleanno.

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