Cronaca locale

In Liguria a 25 euro badanti e portieri al mare in giornata

Ogni domenica una colonna di 30 pullman con sdraio, ombrelloni e frigo per la spiaggia

In Liguria a 25 euro badanti e portieri  al mare in  giornata

Abiti e camicie di lino colorati svolazzanti, cappelli di paglia tenuti in testa con le mani, infradito di gomma trasparente, sacchetti del discount che traboccano di frutti e bibite ghiacciate, ombrelloni a righe chiusi, profumo intenso di olio di cocco e di monoi. Ci sono 24 gradi di leggera brezza e sono le 6.50 di ieri sui marciapiedi di piazza Argentina, affollata dai ventotto pullman parcheggiati lungo i bordi della carreggiata tanto che il traffico milanese - nonostante sia domenica e metà luglio - è in tilt. Se contiamo il numero dei bus e i posti a sedere, 55 ciascuno e tutti esauriti, possiamo capire quale folla di sudamericani e filippini sia in attesa di salire. Tra dieci minuti però, i mezzi saranno tutti partiti e la situazione della viabilità sarà già più fluida. Destinazione di questi stranieri che sono a Milano per lavorare, ma desiderosi di ritagliarsi un po' di tempo tra di loro lontano dalla città, la Liguria marittima più vicina: Sestri Levante, Albissola Marina, Varazze, Finale Ligure, mai oltre i 350 chilometri tra andata e ritorno, con la certezza di trovare almeno un pezzo di spiaggia libera. Costo del biglietto: 25 euro. Che, con i viveri portati rigorosamente da casa, rappresenta la cifra totale di spesa.

Maria, Graciela e Sueli, una massa di capelli neri e ricci e neanche novant'anni in tre, fanno le badanti e vengono dall'Ecuador. Non appena si vedono, alzano le mani inanellate, si corrono incontro e si baciano con trasporto, scoppiettanti di allegria e di aneddoti. «Durante la settimana non ci sono altre occasioni d'incontro, questa è la nostra vacanza, una giornata stupenda, sia sul pullman che quando arriviamo in spiaggia» spiega Maria che a Milano accudisce una novantenne malata di Alzheimer. Lo stesso dicasi per Heitor e Felipe, due fratelli venezuelani di 28 e 36 anni e il piccolo Jorge, 4 anni con la mamma Mirela, 22enne. «Siamo tutti operai, ogni domenica siamo qui, per noi è un appuntamento fisso, un'occasione di grande gioia» raccontano un po' in italiano un po' in spagnolo, gesticolando come chi si appresta a vivere appieno un'avventura meravigliosa con una felicità quasi naif. «Sì perché queste sono davvero gli unici momenti di convivialità che riusciamo a ritagliarci, lavoriamo in zone lontane e diverse della città, spesso abitiamo con le famiglie...Capirà» asseriscono invece in un italiano sorprendentemente perfetto e colto Analyn e Benilda, 30 e 44 anni, entrambe colf filippine di importanti imprenditori del centro dicono quasi all'unisono, glissando, come fosse scontato, sull'identità dei loro datori di lavoro.

Sempre Maria, racconta che appena il pullman raggiunge l'autostrada, a bordo inizia «la riffa». «Un bimbo estrae un nome da una scatola tra tutti i partecipanti e ci sono tre premi - spiega - all'ultimo estratto va una crema, al secondo un profumo o oggetti simili, ma al primo viene rimborsato il biglietto del viaggio» conclude sgranando gli occhi.

Sempre durante il viaggio, ma solo una volta al mese, si svolge però anche un'altra estrazione a premi, molto più seria e il cui vincitore viene atteso con comprensibile trepidazione. «Il viaggio per tornare nel nostro Paese d'origine e poi prendere un volo per raggiungere nuovamente Milano dove noi tutti lavoriamo, si sa, costa caro per persone come noi che ogni mese inviamo già tanto denaro a casa dove magari ci stiamo costruendo una casa o manteniamo i figli agli studi - premette con aria grave Rayco, peruviano 41enne e portiere d'hotel -. Così chi lo desidera, un gruppo di circa 15-20 persone, s'impegna a mettere 200 euro a testa. Quando si passa all'estrazione il vincitore si aggiudica il biglietto d'andata e ritorno. Il mese successivo un'altra estrazione, sempre tra lo stesso gruppo di persone con la preclusione alla vittoria di chi il biglietto per quell'anno se l'è già aggiudicato e via di seguito». Così, prima o poi, a casa, in Sud America o nelle Filippine, ci tornano tutti.

Il più fortunato subito, gli altri più avanti.

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