Cronaca locale

L'orgoglio di Oriana La lezione attuale sulla nostra civiltà

Convegno in Regione sulla giornalista-scrittrice «Ha difeso i valori fondanti dell'Occidente»

Cristina Bassi

«Per me, l'Oriana migliore è quella della terza fase, del risveglio esplosivo dopo lo choc dell'11 Settembre»: è il ricordo- esegesi di Livio Caputo sulla carriera e sulla vita di Oriana Fallaci. Il «grande vecchio» del giornalismo lo ha a lungo motivato ieri al convegno «Noi e Oriana», organizzato dal Gruppo regionale della Lega Nord a dieci anni esatti dalla morte della giornalista e scrittrice ormai consegnata alla storia. Al tavolo nella Sala Gonfalone di Palazzo Pirelli c'erano anche Massimiliano Romeo, capogruppo del Carroccio al Pirellone, il segretario nazionale della Lega Lombarda Paolo Grimoldi, l'assessore regionale alla Cultura Cristina Cappellini e il giornalista Francesco Borgonovo.

Caputo ha ricordato la donna e la reporter Fallaci, dal punto di vista del collega che ha lavorato fianco a fianco con lei per molti anni. «Aveva un carattere combattivo, competitivo, un po' rancoroso, soprattutto sul lavoro - ha raccontato -. Era invece molto piacevole in società, se era di buon umore. Siamo quasi coetanei e abbiamo avuto carriere parallele. Non eravamo amici intimi, ma ci siamo dati battaglia come inviati di settimanali concorrenti negli anni Sessanta». Il giornalista ha diviso la parabola di Oriana Fallaci appunto in tre tempi: «La fase di giovane e abile reporter, la fase di formidabile intervistatrice e infine quella di scrittrice impegnata in una causa che improvvisamente l'ha proiettata sulla scena politica. Una scena da cui lei si era sempre tenuta lontana, almeno direttamente. È stata profeta di una dura battaglia contro l'islam, in cui si è impegnata fino alla morte». Dopo anni di ritiro volontario, l'attentato delle Torri Gemelle sconvolge Oriana Fallaci, che riprende in mano la penna. «È qui - conclude Caputo - che a mio avviso scrive il meglio della sua carriera. In questa fase non ha riportato parole di altri, ma ha prodotto cose davvero sue. Ha ripensato la propria vita, tirato fuori la propria vera anima. Oltre che la incontenibile vis polemica».

Romeo sottolinea che da oggi, passati dieci anni dalla scomparsa, è possibile intitolare alla grande giornalista strade e piazze. E rivolge un invito alla politica in questo senso. Il capogruppo concorda sul valore della «trilogia post 11 Settembre (La rabbia e l'orgoglio, La forza della ragione, Oriana Fallaci intervista sé stessa-L'Apocalisse, ndr)». Sostiene Romeo: «In quelle pagine Oriana Fallaci ha difeso i valori fondanti dell'Occidente e ci ha messo in guardia sui pericoli dell'islam. Certo, causò qualche mal di pancia ai paladini del politicamente corretto e in quel periodo fu attaccata da destra e da sinistra. Poi purtroppo i fatti le hanno dato ragione». Amara la nota di Borgonovo: «Oggi è più difficile dire le cose che ha detto lei dieci anni fa». L'assessore Cappellini ha aggiunto che «la Fallaci, da grande giornalista, è stata capace di cogliere e sottoporre all'attenzione del nostro Paese una situazione che di lì a poco ci sarebbe piombata addosso». E ha annunciato: «Voglio proporre il 2017 come anno della Cultura e dell'Identità lombarda».

Infine il ricordo dell'assessore al territorio Viviana Baccalossi: «Oriana Fallaci è stata la guerriera della nostra identità».

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