Cronaca locale

Il magnate della farmaceutica «La miglior medicina è l'arte»

Gabriele Braglia ha creato una fondazione con la sua collezione di capolavori: «Il bello è patrimonio di tutti»

Il magnate della farmaceutica «La miglior medicina è l'arte»

«Quando si diventa collezionisti, si guarda il mondo con uno sguardo particolare: l'emozione del bello». Con queste parole l'industriale milanese Gabriele Braglia, fondatore e presidente del più importante gruppo chimicofarmaceutico svizzero (la Helsinn Advanced Synthesis) sintetizza la sua unica vera grande passione, l'arte. Una passione nata più di mezzo secolo fa e coltivata con l'inseparabile moglie Anna, che lo ha portato a realizzare quello che dovrebbe essere il sogno di ogni vero collezionista: un luogo aperto a tutti dove condividere i capolavori ricercati per una vita intera. L'emozione del bello, appunto. La Fondazione Braglia, uno spazio espositivo su due piani con vista mozzafiato sul lago di Lugano, oggi rappresenta una di quelle chicche imperdibili per chi ama i fuoriporta culturali; non soltanto per ammirare una collezione straordinaria e amorosa sulle avanguardie del Novecento (e non solo), ma anche perchè l'ottantenne e vulcanico industriale ha da quattro anni a questa parte avviato un programma espositivo che apre la Fondazione anche ad altre raccolte private. Un'occasione unica per scoprire opere a volte inedite di maestri come Picasso, Balla, Kandinsky e Klee. «Inizialmente l'idea di creare una fondazione è stata di natura, diciamo, conservativa» racconta Braglia in una delle sale che attualmente ospitano la mostra Pot-Pourri, un centinaio di opere realizzate da una cinquantina di artisti da Picasso a Manolo Valdés. «Volevo cioè impedire il rischio che la mia grande raccolta si disperdesse, malgrado i miei figli abbiano sempre apprezzato molto la passione mia e di mia moglie Anna. Poi però mi sono reso conto che la bellezza dell'arte, quando è condivisa, consacra il suo senso più profondo e può diventare un luogo di scambio e di relazione, come avveniva nei grandi salotti culturali del secolo scorso». L'unico vero cruccio ha rappresentato per lui la scomparsa della moglie e compagna di una vita, proprio alla vigilia dell'inaugurazione della Fondazione avvenuta nel 2014. «Io ho avuto la grande fortuna di crescere in una famiglia di collezionisti, al punto che i miei genitori frequentavano personalmente i grandi protagonisti dell'arte che negli anni '60 gravitavano su Milano, da Fontana a Burri, da Vedova a Dova. Anche la mia avventura si è arricchita da relazioni e profonde amicizie con galleristi come Levi e Gianferrari, e grandi artisti come Zoran Music». Del pittore e incisore sloveno, a cui lo scorso anno ha dedicato un'antologica, Braglia possiede la più ricca collezione privata, in tutto una sessantina di opere. «Ma la scintilla, 50 anni fa, scoccò con un ritratto di Mario Sironi che regalai a mia moglie. Fu l'inizio dell'avventura». Un'avventura che li portò a ricercare opere di straordinaria qualità di artisti del '900 europeo come Ernst, Mirò, Magritte e Modigliani, ma soprattutto i grandi espressionisti tedeschi, come Emil Nolde, Hermann Max Pechstein e Ernst-Ludwig Kirchner; e poi ancora il gruppo del «Der Blaue Reiter», August Macke, Alexej von Jawlensky, Wassily Kandinsky e Franz Marc. «I tedeschi sono stati la nostra grande passione, soprattutto di Anna».

E proprio a loro sarà dedicata una grande mostra che a settembre metterà a confronto la Collezione Braglia con un'importante raccolta privata proveniente dalla Germania.

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