Cronaca locale

Amianto alla Scala: quattro ex sindaci accusati di omicidio

Morti sospette di sette dipendenti del Piermarini. Indagati Tognoli, Pillitteri, Borghini e Formentini. Nei guai anche l'ex sovrintendente Carlo Fontana

Amianto alla Scala: quattro ex sindaci accusati di omicidio

Nel novembre 2011 il mesotelioma pleurico ha stroncato Roberto Monzo Compagnoni, caposquadra dei vigili del Fuoco in servizio alla Scala. Qualche anno prima era toccata a Enzo Mantovani, addetto per oltre 20 anni al sipario, che si era ammalato di asbestosi cronica. E al falegname Antonio Palmisano. Sono alcuni dei sette casi di lavoratori deceduti dopo aver operato come macchinisti e tecnici al Piermarini negli anni '70 e '80. Esposti alle polveri velenose, cancerogene, dell'amianto. A loro più di recente, nell'aprile 2012, si era aggiunta la soprano Edith Martelli. Mesotelioma, anche per lei.

Da ieri Carlo Tognoli, Paolo Pillitteri, Giampiero Borghini e Marco Formentini, succedutisi nel ruolo di sindaco di Milano tra il 1976 e il 1993, sono indagati per quei decessi sospetti. Nel registro degli indagati insieme a loro compaiono altre sette persone: Carlo Fontana, Sovrintendente dal 1990 al 2005, Silvano Cova e Angelo Sala, entrambi direttori degli allestimenti (il primo tra il 1991 e il 1992, il secondo tra il 1992 e il 1995), Franco Malgrande tra il 1994 e il 1995 direttore tecnico e dell'allestimento scenico, il capo dell'ufficio tecnico tra il '76 e il 2012 Franco Filighera, la direttrice degli affari generali (dal 1991 al 1996) Maria Rosaria Samoggia, il consulente in materia di igiene e sicurezza Giovanni Traina. Per tutti le ipotesi di reato sono omicidio colposo e lesioni colpose.

I quattro ex primi cittadini, in quanto tali, sono stati anche presidenti del consiglio di amministrazione dell'Ente lirico, perciò avevano «potere decisionale e finanziario» così come «di vigilanza e impulso anche nella materia della tutela ambientale della struttura». Tradotto: non fecero quanto in loro potere (e dovere) per far rimuovere l'amianto dal lampadario del salone principale e da altri locali di uno teatri italiani più famosi al mondo. Non solo: sarebbe stato trasgredito anche l'obbligo di censimento della presenza di amianto, previsto da una legge del 1992.

La sostanza è stata poi rimossa con una bonifica e la ristrutturazione, firmata dall'architetto Mario Botta e completata nel 2004. Un ulteriore intervento di pulizia è stato fatto nel 2009 nella volta che sovrasta la platea. Oggi chi lavora al Piermarini può stare sereno. Restano le morti del passato.

Nella primavera di tre anni fa la Asl aveva avviato delle indagini, sequestrando le cartelle cliniche relative alle morti sospette, anche su input dei sindacati di base che avevano chiesto che i lavoratori del Piermarini fossero inseriti nel registro degli esposti ed ex esposti alla sostanza cancerogena. L'obiettivo era, è ovvio, verificare che vi fosse un collegamento tra le patologie contratte e il lavoro, sul palco come dietro le quinte, in via Filodrammatici.

Tutto materiale che è poi stato acquisito nel fascicolo dell'indagine, partita nell'estate del 2012, coordinata dal procuratore aggiunto Nunzia Gatto e dai pm Maurizio Ascione e Nicola Balice. Che lo scorso anno sono andati avanti anche con le consulenze tecniche.E adesso che la parte investigativa è conclusa, gli undici indagati si sono visti recapitare l'avviso di conclusione delle indagini e stati invitati a comparire davanti ai magistrati.

Twitter @giulianadevivo

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