Cronaca locale

Il "manicomic" alla barese butta in farsa piccole follie

Rimbamband in scena con la regia di Gioele Dix da stasera mette in burla i tic e le manie di oggi

Il "manicomic" alla barese butta in farsa piccole follie

Prendi un manicomio, quattro squilibrati, un medico che dovrebbe essere (attenzione al condizionale) in salute mentale. Poi mescola tutto con ironia intelligente (rispettosa, cioè, del tema in questione), un incastro di gag e musica. Assapora il tutto con la regia di un veterano come Gioele Dix, che ben conosce i segreti dei tempi comici e di come debbano possedere la polpa della storia. Ed ecco servito un piatto - Manicomic, in cartellone al Teatro Leonardo da stasera al 24 (re 20.30, domenica ore 16.30, ingresso 25 euro, info 02.86.45.45.45) - dal forte sapore barese, che potrebbe fare concorrenza al mitico Patate Riso & Cozze. Sì perché da lì, da Bari, vengono i Rimbamband, formazione comico musicale che - spiega il frontman e autore Raffaello Tullo - da qualche anno sale a Milano con l'orgoglio di piacere al pubblico e la confidenza di sapere che «Milano, da mò, è una succursale di Bari». E aggiunge: «Milano è una città che guardiamo con ammirazione: per la cultura teatrale del suo pubblico, per la disposizione naturale verso le cose originali. E quando passeggiamo insieme per la zona dei grattacieli, in Porta Nuova, ci scherziamo su dicendo che un po' ci sentiamo in una serie tv di Netflix».

Si sentono a casa i Rimbamband. Come la scorsa stagione con Note da Oscar è sempre il Teatro Leonardo a farsi cornice della follia ipercinetica e melodica del quintetto: «La regia di Gioele Dix ci ha fatto alzare l'asticella - spiega Tullo . Ci siamo conosciuti una sera dopo un nostro spettacolo. Lui è venuto a farci i complimenti e l'idea è nata in modo naturale. Ai nostri numeri mancava un'organicità che Gioele ha saputo darci, con le buone e talvolta con le cattive, cioè con qualche sana discussione sui metodi. Oggi ci sentiamo più maturi e consapevoli che la nostra forza sta nell'essere sgangherati». La malattia mentale non viene canzonata, nonostante le canzoni non manchino: «Il nostro manicomio si fa metafora della vita di tutti e alla fine nessuno poi è così normale. Ognuno di noi (Renato Ciardo, Nicolò Pantaleo, Francesco Pagliarulo e Vittorio Bruno) rivela un tic maniacale, quello messo peggio è Renato, grande imitatore, che ha una personalità multipla». In scena troneggia un ledwall che dovrebbe fungere da monitor medico: «Lì appaiono i nostri cervelli e non è un bel vedere» spiega Raffaello Tullo.

Accanto alla comicità, i Rimbamband hanno abituato il pubblico a evoluzioni musicali anche virtuose: i «giovani», come si dice a Bari, con la o aperta, ci sanno fare.

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