Cronaca locale

Mantovani: «Senza alleanze Gelmini la candidata giusta»

Se non ci sarà l'accordo con la Lega, il Pdl ha già pronto il suo candidato al Pirellone. A dirlo il coordinatore regionale Mario Mantovani che ieri ha nuovamente indicato l'ex ministro Mariastella Gelmini come ottima alternativa al segretario del Carroccio Roberto Maroni. Anche se, c'è da dire, che anche la candidatura dello stesso Mario Mantovani, senatore e sindaco di Arconate, ha il curriculum in regola per capeggiare un'eventuale coalizione a trazione Pdl. Ma i giochi non sono ancora fatti. «Un accordo con la Lega non può ch ssere globale, locale e nazionale - ha detto ieri Berlusconi al Tg5 -, altrimenti non c'è nessuna ragione di sostenere un candidato leghista in Lombardia. Non è una ritorsione è una conseguenza politica». Con Mantovani che spiega come si stia «cercando l'accordo, ma la Lega pone condizioni non conciliabili. Vuole la supremazia in Lombardia. L'egoismo della Lega non aiuta».
Parafrasi dell'irritazione già espressa da Roberto Formigoni che sabato era presente al vertice tra Pdl e Lega organizzato da Silvio Berlusconi nella residenza milanese di via Rovani e a cui hanno partecipato anche Angelino Alfano e Roberto Calderoli. «La Lega si conferma - la sua twittata rabbiosa - Nulla dà e tutto pretende. Viva Albertini presidente». Pericolosa conferma del possibile smottamento dell'area ciellina verso l'ex sindaco ormai entrato nell'orbita centrista di Mario Monti e Pierferdinando Casini.
La candidatura di Albertini in effetti complica tutto. Berlusconi a Radio Lombardia ha spiegato che non comprende perché l'ex sindaco non si ritiri: «C'è questo terzo incomodo, che potrebbe funzionare da aiuto per la sinistra», ha detto tra l'altro. E la partita con la Lega è tutt'altro che chiusa. E già ieri Calderoli era convinto che «il vertice non è andato bene», ma che «tuttavia una via d'uscita si può trovare». Perché, ha spiegato, «ci siamo fermati su problemi di contenuti sul programma. Noi chiediamo che il 75 per cento delle tasse rimanga sul territorio e su questo ci siamo bloccati». E, infatti, già ieri le diplomazie di Pdl e Lega erano al lavoro per limare i punti di attrito. Si dice che gli sherpa scelti per preparare il terreno al prossimo faccia a faccia tra Berlusconi e il segretario leghista Roberto Maroni, siano lo stesso Calderoli e l'ex sottosegretario all'Economia Luigi Casero, non a caso un esperto di materie contabili. Perché in ballo, nella richiesta della Lega, ci sono le tasse pagate dal Nord che produce il 70 per cento del Pil nazionale. E per la sola Lombardia, come ha ricordato il segretario regionale del Carroccio Matteo Salvini, «significherebbero 40 miliardi di euro in più all'anno». Chiaro che per il Pdl, partito con un gran bacino di elettori anche da Roma in giù, appoggiare una richiesta di questo tipo sarebbe piuttosto difficile. «Mi sono candidato a Governatore della Lombardia - ha twittato ieri Maroni - perché ci credo davvero, a #lombardiaintesta e a #primailnord. Roma viene dopo».

Ma è altrettanto chiaro che senza i voti del Pdl e con tre candidati in campo, Maroni, Gabriele Albertini e la Gelmini, la corsa del segretario della Lega al Pirellone non avrebbe probabilmente nessuna possibilità di successo.

Commenti