Cronaca locale

Mariani, l'anti divo che mette in note l'immortalità

Massimo Mariani, classe '60, è uno di quelli che non ama mettersi in mostra. C'è da giurarci, è rimasto se stesso, un po' come quando, da ragazzo, girava con la sua chitarra, oggi meno casual, più elegante. Capello libero, leggermente lungo, ironico, parlata decisa ma gentile. Nella musica per film si narra sempre delle teste d'uovo, Morricone & Co., ma c'è anche il mondo colto e pionieristico degli anti-divi, come lui, che è in prima linea tra musica tradizionale, elettronica e sperimentazione. Già, proprio così.

Ora si torna a parlare di Mariani perché ha firmato il sonoro di Spira Mirabilis, film sull'immortalità prodotto e firmato a Milano da Massimo D'Anolfi e Martina Parenti, pellicola che è al Festival di Venezia, candidata al Leone D'Oro, contro giganti come Kusturica, Malick, Ozo e Wenders. La prima proiezione sarà domenica. «Una sinfonia di rumori», così si potrebbe sintetizzare il sonoro. In molti casi, «l'80% si gioca in post produzione, nel montaggio del suono», attacca il compositore. Già, perché per colonna si intende tutto quel che si sente durante il film, dall'orchestra al cane che abbaia da lontano, i dialoghi, la porta che sbatte. «Si pensi ai rumori delle spade laser del film Guerre Stellari o del robottino Wally», ricorda, per fare un esempio, riferendosi al sound design, la progettazione del suono.

Per i momenti del film che racconta attraverso gli elementi della natura (l'acqua, l'aria, la terra, il fuoco) chitarre elettriche ma non solo. «Ho realizzato soluzioni diverse approfondisce Per il primo elemento pezzi elettronici in cui le note e il rumore dell'acqua sono mescolati insieme». Per «l'aria» ha fatto ricorso a un oggetto musicale inventato da due artigiani di Berna; «sì continua si chiama hang drum», fa vibrare l'aria in maniera particolare, uno strumento idiofono del futuro in metallo dall'aspetto primitivo. Infine la «terra» accompagnata, da «musica concreta fatta di pietre che scorrono e dai rumori che si riescono a sentire dalle corde tirate». E lui, Mariani, ne è fermamente convinto: nella colonna sonora ma non solo «la distanza tra musica e rumori si è accorciata».

John Cage docet.

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