Cronaca locale

Pugile maroccchino massacra l'ex in casa

La donna aveva ritirato la denuncia per paura. Le indagini hanno portato all’arresto dell’uomo, di origine marocchina

Pugile maroccchino massacra l'ex in casa

A settembre era stata massacrata di botte dall’ex compagno, un pugile 32enne di origini marocchine. Era solo tornata in quella casa di violenza e orrore per prendere le sue cose e andarsene per sempre. Ma lui non le ha permesso di andare via. Anzi, l’ha sequestrata per due giorni, picchiandola e violentandola, fino a farla svenire. Solo l’intervento dei vicini di casa le aveva permesso di uscire da quella prigione. Recatasi all’ospedale con evidenti segni di lesioni su corpo e volto, le era anche stata diagnosticata la perforazione del timpano. Il suo ex, qualche giorno dopo, era stato così raggiunto nel luogo dove si trovava in vacanza e arrestato in flagranza per lesioni plurime nei confronti della compagna. Poi le aveva però deciso di ritirare la denuncia, probabilmente per timore delle conseguenze e di essere ancora una volta massacrata di botte, pestata a sangue. Aveva raccontato ai carabinieri di essersi procurata da sola gli ematomi, cadendo accidentalmente da una scala.

Chi è l'uomo che l'ha massacrata di botte

E invece l’autore di quei lividi, sul corpo e nella sua anima, era un 32enne marocchino, ex pugile, residente in un comune a nord di Milano. Martedì 5 novembre il carnefice è stato arrestato dalla polizia locale, con l’accusa di sequestro di persona, lesioni gravi e violenza sessuale nei confronti della sua ex fidanzata di 46 anni. Gli agenti hanno avviato le indagini in seguito a una segnalazione arrivata dalla clinica Mangiagalli di Milano, dove la vittima era stata visitata e curata. Le lesioni che aveva su braccia e viso non potevano derivare solo da una caduta. I medici hanno quindi avvisato le Forze dell’ordine che hanno immediatamente avviato la nuova procedura per trattare i casi di violenza sulle donne, denominata codice rosso.

Il coraggio di raccontare tutto

La 46enne è stata accompagnata dal pubblico ministero per essere ascoltata e aiutata. La donna ha così raccontato ogni violenza subita dal 32enne, con il quale aveva iniziato da poco una storia. Ha ricordato tutto: le botte ricevute, lo stupro e il sequestro durato quasi due giorni. Senza dimenticare i suoi vicini di casa che, con una scusa, l’avevano liberata e portata in salvo. Ha confessato poi di avere ritirato la denuncia per timore di essere uccisa. L’uomo l’aveva infatti minacciata di morte. Le indagini svolte dal nucleo della Polizia Locale, sotto la direzione del pubblico ministero del V dipartimento competente per i reati di violenza domestica e di genere, hanno permesso di trovare le prove necessarie a confermare la dichiarazione della donna. Il suo aguzzino è stato quindi arrestato e rinchiuso dietro le sbarre del carcere di San Vittore. Lei, finalmente libera di ricominciare a vivere, è stata accompagnata in una struttura protetta dove riceverà tutto l’aiuto necessario per dimenticare, o quantomeno superare, l’incubo che ha vissuto.

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