Cronaca locale

Mega moschea a Sesto Il sindaco: non cambio idea

Penati e il Pd all'attacco sul no al progetto di via Luini Ma Di Stefano: «Fermissimo su legalità e trasparenza»

Mega moschea a Sesto Il sindaco: non cambio idea

«Non cambio idea». Il sindaco Roberto Di Stefano non fa passi indietro sulla moschea di Sesto San Giovanni. Non è affatto pentito di aver scelto la linea dura. E in vista del nuovo Pgt cittadino non si prevedono passi indietro. Anzi, il Comune procederà a individuare le aree da destinare a luoghi di culto, per poi assegnarle sulla base di bandi aperti a tutte le realtà religiose. I musulmani, se intendono rifarsi sotto con la richiesta di un luogo di culto, dovranno dunque aspettare il Pgt, vedere quali sono le aree destinate al culto ed eventualmente partecipare a una «gara» con le altre confessioni religiose. Nessuna corsia preferenziale insomma. D'altra parte è questo che stabilisce la legge approvata nel 2015 dal Consiglio regionale della Lombardia.

La questione Sesto era tornata d'attualità anche per recente la visita in Qatar del ministro dell'Interno Matteo Salvini. Una visita distensiva, al termine della quale il leader leghista ha spiegato di aver trovato un Paese «rispettoso e tollerante, che ha allontanato l'estremismo, che ha voglia di investire in Italia, che apre le porte ai nostri imprenditori». Toni molto diversi - hanno notato in molti - rispetto a quelli usati un anno e mezzo fa dallo stesso Salvini alla vigilia del voto di Sesto, Comune che già allora sotto i riflettori per il progetto musulmano di costruire, in via Luini, la moschea più grande della Lombardia.

Certo, la veste ministeriale conferisce una responsabilità diversa. Ma la svolta di Salvini sulla politica estera è stata da molti sottolineata. Dall'ex sindaco di Sesto San Giovanni Filippo Penati, per esempio. «Salvini, a questo punto è probabile che abbia cambiato idea - ha detto l'ex sindaco - io no. A me continua a non piacere per nulla l'idea di una moschea finanziata dal Qatar con parecchi milioni di euro». A Penati, tuttavia, si potrebbe ricordare che era stato il Pd a prevedere quella moschea di via Luini, sottovalutando i problemi legati alle relazioni intrattenute dal locale centro islamico. E lo stesso Pd, che parimenti va all'attacco, oggi al contrario di Penati continua a farlo negando problemi particolari intorno al tema dei centri islamici: «Una volta che l'evocato spettro dell'islamizzazione ha portato a termine il suo compito, e cioè quello di aver contribuito in maniera sostanziale a far diventare sindaco Roberto Di Stefano, può essere tranquillamente messo a tacere in nome del tornaconto economico e commerciale - dice Nicola Lombardo, segretario Pd - Con buona pace della presunta islamizzazione dell'Italia».

In realtà il sindaco non deflette, e si definisce «fermissimo sulle mie idee di trasparenza e legalità nell'interesse della sicurezza nazionale e locale».

Così la moschea più grande della Lombardia, per i musulmani resta un miraggio.

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