Cronaca locale

«Milano non si deve inginocchiare»

Parisi contro il duo Renzi-Sala: «Al motore d'Italia autonomia fiscale, non mance»

Alberto Giannoni

Lotta alla burocrazia, all'oppressione fiscale, all'insicurezza urbana, allo statalismo pervasivo: fra i temi che Stefano Parisi intende lanciare nel campo della politica nazionale ci sono i cavalli di battaglia della sua sfida elettorale milanese.

Col discorso che ha chiuso la due giorni di «Megawatt», l'ex candidato sindaco si è iscritto nella scena politica nazionale, ma senza dimenticare Milano. Il «motore dell'Italia» la chiama. E in un discorso giocato tutto all'attacco del Pd, contesta gli esiti del dialogo fra il sindaco, Beppe Sala, e il presidente del Consiglio, Matteo Renzi: «Quando protesto per il Patto - scandisce dal palco, sul finale del suo intervento - lo faccio perché Milano deve chiedere autonomia, non qualche soldo in ginocchio». D'altra parte il patto per Milano lo ha già abbondantemente stroncato nel giorno della visita di Renzi in città: «Sembra la solita formula propagandistica dietro la quale si nasconde il nulla» la sua stoccata contro le promesse renziane. «Dovremmo fare come Parigi - ricorda dal palco di Megawatt - che in una notte ha ridotto le tasse a tutte le imprese che vengono da Londra. Sala ci mette dieci anni se aspetta Renzi».

Arrivano applausi convinti da una platea molto milanese (anche se non solo). E sono convintissimi, gli applausi, quando Parisi cita l'Autorità anticorruzione e l'Expo, l'evento che il suo avversario, l'attuale sindaco, ha usato come credenziale nella competizione elettorale, mentre Renzi ne faceva la bandiera di un'Italia in ripresa. «Ma insomma - ha detto Parisi - in Italia esiste l'Autorità nazionale anti-corruzione nominata dal presidente del Consiglio che dice fai la gara oppure non fare la gara e siccome c'è l'Expo e abbiamo fretta puoi fare gli appalti senza fare le gare».

L'ossessione della burocrazia torna sempre, nel discorso di Parisi, letteralmente scandalizzato dal fatto che un commerciante debba «aspettare mesi per la vetrofania». «Fatevi i fatti vostri, lasciateci fare il nostro lavoro» grida, rimettendo per un attimo i panni dell'imprenditore alle prese con uno stato pervasivo eppure lontano. Umori in grado di accendere l'entusiasmo, nel popolo di Forza Italia: «Sono sempre più convinto che Parisi possa dare un contributo importante di idee, contenuti e di rigenerazione al centrodestra» commenta per esempio il capogruppo comunale azzurro Gianluca Comazzi, mentre il suo vice, Alessandro De Chirico, riconosce: «Sono le nostre parole d'ordine».

Ed è al capitolo della sicurezza e dell'immigrazione che Parisi affida la possibilità di un'intesa con tutto il centrodestra: «Le nostre periferie sono le più pressate» dice, pensando sicuramente alle strade e piazze di Milano da cui è partito un grido d'allarme sugli effetti collaterali e indesiderati di un'invasione che crea problemi alla gente comune, più che alla «sinistra elitaria».

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