Cronaca locale

A Milano parte un esperimento per creare bimbi "non sesssisti"

L'iniziativa a Milano: un progetto pilota per eliminare gli stereotipi di genere già dalle elementari. Un "indottrinamento" alla teoria gender?

A Milano parte un esperimento per creare bimbi "non sesssisti"

"Combattere gli stereotipi di genere nelle scuole primarie". Così il Comune di Milano ha lanciato un progetto per crescere bimbi "non sessisti".

L'iniziativa si chiama "Be.st - Beyond stereotype" ed è stato lanciato ieri dal sindaco Beppe Sala, dagli assessori Pierfrancesco Majorino e dalla delegata alla pari opportunità Daria Colombo. A ideare e realizzare il progetto l'ong Punto Sud "che lavora in tutto il mondo nel campo dell' aiuto umanitario, della cooperazione allo sviluppo e della migrazione".

Come racconta Federico Bastia di Punto Sud a La Verità, un gruppo di "esperti" e associazioni che si occupano del tema ha elaborato un modello per combattere "gli stereotipi sessisti che alimentano una netta divisione fra ciò che è maschile e ciò che è femminile" e in particolare concentrarsi sugli individui quando si formano gli stereotipi". Per questo il progetto coinvolge per il momento una sola scuola primaria, l'istituto Riccardo Massa nel quartiere Gallaratese. "La scuola selezionata per essere il pilota è invitata ad aderire a un percorso che include attività di formazione e informazione, indirizzate a insegnanti e famiglie sugli stereotipi di genere", dicono da Punto Sud. Che avvierà "attività formative" con libri e giochi che si ispirano all'ideologia gender.

Nell'opuscolo informativo divulgato ieri, inoltre, si spiega che il genere è "un processo di costruzione sociale" e che "la costruzione del genere non esclude l'esistenza di differenze biologiche, ma attribuisce a queste delle caratteristiche che prescindono dagli elementi strettamente fisici". Inoltre c'è una lista di nove "standard" o «principi" che ogni scuola dovrebbe rispettare per abbattere gli stereotipi.

L'istituzione scolastica", quindi, deve "valorizzare le differenze", incentivare "un linguaggio" ma anche un gioco "non sessista e non discriminatorio" e avere spazi che "non rimarchino stereotipi sessisti".

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