Cronaca locale

Milano spegne le auto La mobilità del futuro sarà pubblica e «green»

A settembre due settimane di appuntamenti Sala: "Più mezzi pubblici, sharing e ciclabili"

Milano spegne le auto La mobilità del futuro  sarà pubblica e «green»

Nelle prossime settimane, in occasione della settimana europea della mobilità sostenibile, si parlerà molto di come sono cambiate e stanno cambiando le città. Se ne parlerà anche a Milano che dal 15 al 30 settembre metterà in cartellone un ricco programma di eventi, di incontri, di mostre, serate a tema e altri eventi sulla mobilità alternativa. Il sindaco Giuseppe Sala, pochi giorni fa a Palazzo Marino aveva tracciato in pochi punti quale sarà la direzione: «Milano è una città che è cresciuta tantissimo in questi anni ma manca ancora qualcosa- aveva detto- Il tema della sostenibilità ambientale è un tema importante e si devono fare poche cose ma precise: investire nel trasporto pubblico e nello sharing, stabilire alcuni divieti come la low emission zone che da noi partirà a fine anno ma deve cambiare soprattutto la mentalità e la cultura del muoversi...». L'obbiettivo del Comune si riassume in un paio di che in dieci anni puntano a far scendere il rapporto da 51 auto ogni 100 milanesi a 40. Molte città Europee questa strada l'hanno già imboccata con scelte che vedono il rapporto abitanti-automobili non come una guerra o come una sfida ma come parte centrale delle scelte urbanistiche. A Vienna, tanto per fare un esempio, è stata realizzata un'area residenziale a 8 km dal centro dove le 600 famiglie che ci abitano al momento della firma del contratto si sono impegnate a non possedere un'auto propria. Stessa filosofia in molte altre città come Rotterdam che ha fatto da apripista, come Friburgo dove da anni si sta sviluppando un insediamento di 2mila edifici car free con seimila abitanti o come Edimburgo dove nel quartiere di Slateford Green non ci sono posti auto. Qui le alternative sono i mezzi pubblici, le ferrovie leggere, le vie ciclabili e lo sharing. Ovviamente efficienti. Milano tra le città italiane è quella che attualmente sta provando più di tutte a mettersi in scia. Secondo un report sulla sostenibilità ambientale delle città redatto dal Wuppertal Institute per conto di Greenpeace diffuso lo scorso maggio, nel quale si mettevano a confronto 13 città europee sono state comparate anche 4 città italiane (Milano, Torino, Roma e Palermo) tenendo conto di 5 parametri: sicurezza stradale, qualità dell'aria, gestione della mobilità, trasporti pubblici, mobilità attiva. Secondo lo studio, la città dove la mobilità è più sostenibile è Milano, che in termini di punteggio stacca nettamente le altre tre. «Milano è una città che, lungi ancora dalla perfezione sta trasformando profondamente la propria urbanistica e la propria logistica per migliorare la qualità della vita dei suoi cittadini e la mobilità -spiega il rapporto di Greenpeace- Altre città, come Roma e Palermo, partono da condizioni nettamente arretrate e hanno bisogno di migliore progettazione, maggiore coraggio da parte dei loro amministratori, nonché capacità di investire al meglio i fondi di cui dispongono, spesso insufficienti». Secondo il report uno dei punti dolenti delle città italiane è quello della sicurezza che è molto lontano dagli standard di altri centri urbani del Continente. Torino è risultata essere la città con le strade più insicure, ovvero con il più alto numero di morti tra pedoni e ciclisti in rapporto alla popolazione ma anche Milano, Roma e Palermo non stanno messe meglio. La disponibilità di servizi di bike e car sharing è buona a Milano, modesta a Roma e la a qualità del trasporto pubblico è forse l'indicatore sul quale si registrano le distanze maggiori tra i quattro sistemi urbani: da Milano, che ha un trasporto pubblico di livello «europeo», a Torino, dove il servizio è già meno efficiente e utilizzato; fino ai disservizi di Atac a Roma e al bassissimo livello di utilizzo dei mezzi pubblici da parte dei palermitani.

Questi ultimi utilizzano un mezzo privato per il 75% degli spostamenti in città; i milanesi vi ricorrono invece solo nel 43% dei casi.

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