Cronaca locale

Minniti al vertice della verità su profughi, blitz e sicurezza

L'incontro chiesto da Sala dopo la retata in Centrale Sul tavolo i decreti e il protocollo della prefettura

Marta Bravi

Clima da resa dei conti oggi in Prefettura. È fissato alle 1530 il vetrice tra il sindaco Giuseppe Sala e il ministro dell'Interno Marco Minniti, il prefetto Luciana Lamorgese, il Questore Marcello Cardona, l'assessore alla Sicurezza Carmela Rozza. Un incontro chiesto dallo stesso sindaco all'indomani del blitz in Stazione Centrale martedì pomeriggio, coordinato dal Questore e avvenuto assolutamente in solitaria. Quasi a sorpresa, tanto da indispettire il primo cittadino, l'assessore alla Sicurezza Rozza e gli stessi vigili, «abituati a collaborare con tutte le forze dell'ordine». «In una città complessa come Milano - aveva commentato Sala l'indomani - bisogna lavorare insieme e operazioni visibili vanno gestite assieme. Quello che è successo ci deve aiutare a capire come possiamo gestire al meglio i temi che riguardano la sicurezza in città».

Il sindaco ha poi chiesto la convocazione del Comitato per l'Ordine e la sicurezza proprio per affrontare il tema con il ministro dell'Interno. Anche la titolare alla Sicurezza non aveva nascosto la sua irritazione per il metodo usato dal Questore, che non aveva avvertito della retata, e sulla spettacolarità dell'operazione con tanto di vigili a cavallo ed elicotteri. Chi doveva scappare è scappato, si mormorava tra i corridoi di Palazzo Marino.

L'incontro di questo pomeriggio dovrebbe anche servire a capire - o meglio «inchiodare» - il questore sui risultati dell'operazione: sui 52 fermati infatti, 12 dovrebbero essere stati espulsi perché pregiudicati e 14 trattenuti per completare le operazioni di identificazione. «Mi piacerebbe capire che tipo di risultati portano azioni simili. Mi convince di più la cultura degli interventi mirati, continuativi e condotti nel silenzio, ma non sono un poliziotto. L'accertamento delle condizioni e dello status dei richiedenti asilo deve, accompagnarsi, sempre, con il rispetto dei diritti umani» aveva tuonato l'assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino, sponsor della Marcia dell'accoglienza del 20. «Dov'è finita la Milano che accoglie?» si chiedevano i rappresentanti della Sinistra per Milano Paolo Limonta e Anita Pirovano, mentre il segretario cittadino del Pd Pietro Bussolati esprimeva il suo «pieno sostegno al lavorio serio della polizia di stato».

« Nessuno è illegale» lo slogan dei centri sociali che martedì in serata avevano marciato fino alla Questura in via Fatebenefratelli per protestare.

In pratica il questore si è trovato con un pugno di mosche in mano, mentre sulla vicenda si sollevato un polverone. Il sindaco è finito nel mirino del fuoco amico, con la sinistra radicale che contestava il blitz - fino alle frasi intimidatorie comparse nella notte tra domenica e lunedì sulle sedi del Pd di via Verro e via Fratelli Zoia: «Speriamo sia un gesto isolato. Basta retate» con seguito di insulti. Questo all'indomani della tragedia del giovane del Mali, richiedente asilo, che si è impiccato sotto gli sguardi allibiti dei passanti lungo i binari di via Ferrante Aporti.

Questo il coté politico, quello istituzionale prevede il tentativo di trovare una strategia condivisa sulla gestione della sicurezza in città e (forse) la firma ufficiale del Protocollo che impegna tutti i comuni dell'hinterland ad accogliere parte dei profughi.

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