Cronaca locale

Moschea di via Esterle, il Comune tira dritto e dice 18 no al comitato

Le osservazioni erano su traffico e parcheggi Solo risposte negative da Palazzo Marino

Moschea di via Esterle, il Comune tira dritto e dice 18 no al comitato

Il Comune tira dritto. Sono negative le risposte alle osservazioni del comitato che si è formato in zona via Padova. «Proposte di controdeduzioni», ma la direzione di marcia è chiara. Si va avanti. Erano diciotto le osservazioni presentate da Riccardo Truppo, che è anche uno dei coordinatori di Fratelli d’Italia e consigliere in Zona 2. Le ha scritte Truppo, facendosi portavoce delle istanze dei cittadini di via Esterle, dove dovrebbe sorgere quella che al momento è l’unica moschea da realizzare ex novo secondo il piano delle attrezzature religiose del Pgt, lo strumento di governo del territorio. Erano diciotto ragioni per non fare la moschea, insomma. Risultato? Sedici no (due sono state accorpate). Sedici no che vengono proposti al Consiglio, che fra settembre e ottobre si riunirà per votare. Le proposte, tutte negative, sono arrivate ufficialmente al Municipio 2, territorialmente interessato. Nelle osservazioni venivano citati come motivi ostativi le distanze ravvicinate con la vicina chiesa di San Giovanni, i parcheggi ridotti, l'inidoneità dell'area, i problemi viabilistici, il prevedibile afflusso dai Comuni limitrofi. Inoltre si sottolineava come il Comune non avesse rilevato «la presenza di numerose altre strutture del territorio: via Carissimi, via San Mamete, via Padova e via Cavalcanti - centro su cui pochi giorni fa è intervenuta una condanna in Cassazione.

Le risposte, le controdeduzioni, sono datate 15 luglio e testimoniano il fatto che per Palazzo Marino la moschea di via Esterle va fatta. Di diverso avviso, naturalmente, lo stesso Truppo: «Le nostre osservazioni - spiega - lungi dall'essere dettate da gretti oltranzismi, riguardavano problemi concreti, dalla mancata mappatura delle moschee irregolari, che con quella comunale creerebbero un effetto ghetto, alla violazione di regole urbanistiche come l'estrema vicinanza con una chiesa, dall'insufficienza dei parcheggi al mancato coordinamento con le delibere comunali di mobilità pubblica e trasporto».

A fine luglio, fra l'altro, sono state deliberate anche le osservazioni della Regione. Il parere regionale, varato su proposta dell'assessore Pietro Foroni, è un atto istituzionale che si inserisce nell'iter degli strumenti comunali. Ed è egualmente negativo, anche su via Esterle. Per Truppo, la Regione gli ha dato ragione. «È inspiegabile - dice - come il Comune abbia controdedotto tali osservazioni con motivazioni minime, da ritenersi carenti. Sopralluoghi e verbali di Polizia locale negli anni hanno fotografato le irregolarità dei luoghi di culto in zona, senza che il Comune intervenisse. Oggi tali verbali, chiesti da me nel 2018 e mai ricevuti, sono confluiti nella sentenza della Cassazione che ha finalmente messo da pochi giorni la parola fine alla moschea irregolare di via Cavalcanti». «L'idoneità del titolo - come il Comune insiste a sostenere - non può prescindere - dice Truppo - della autorizzazione pubblica a svolgere funzioni di luogo di culto. In altre parole in un magazzino (anche se ne sono il proprietario) non posso far pregare centinaia di persone alla settimana in spregio, tra l'altro, a qualsiasi norma di sicurezza». «Ora la Regione può dire la sua - conclude - Noi siamo pronti a dare battaglia in Comune e in Regione. Sala ne prenda atto e abbandoni l'idea che via Padova diventi un moderno "ghetto"».

Intanto l'altro coordinatore di Fdi a Milano, Enrico Turato, ha scoperto che un altro centro islamico è stato registrato su Google come una moschea. «In via Zambelli - spiega - fra Affori e Dergano. Fa sorridere amaro il fatto che nessuno in Comune si sia mai accorto di queste cose, e che non sia stata censita. Si irridono le autorità e le regole utilizzando la tecnologia.

Registrare quel centro come moschea vuol dire a tutto il mondo che anche lì c'è una moschea».

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