Cronaca locale

Nel suk della merce illegale anche i vigili non entrano

Cibi tarocchi, abiti a un euro, bici e lavatrici rubate Nel «regno» dei romeni 5mila compratori al giorno

Nel suk della merce illegale anche i vigili non entrano

L'uva - bella e dolce - costa un euro e cinquanta al chilo; le ciliegie, grosse, nere e perfette a vedersi (ma anche il gusto è ottimo e non ce n'è una ammaccata o marcia) 2 euro e 90. L'abbigliamento più ordinario, quello che serve cercare smistando capi su capi da veri e propri mucchi buttati, ad esempio, su enormi coperte appoggiate direttamente a terra, si può pagare a pezzo anche un euro, che diventano al massimo tre quando maglie, magliette, gonne e pantaloni sono di fattura un tantino più ricercata.

Poi si passa dalle lattine di tonno al parmigiano, dalle caciotte alle buste di salmone, dai bagnoschiuma ai prodotti per l'igiene dentale, fino alle scarpe, ai trucchi, ai solari, alle creme per viso e capelli, gli spray antizanzare, profumi, tutto il materiale per l'incollaggio pile alcaline di ogni marca e misura, occhiali da sole, quindi tutti i possibili tipi di utensili per il fai da te e per l'uso quotidiano in cucina, chincaglieria di qualsiasi genere e materiale, biciclette, lavatrici, frigoriferi. Naturalmente tutto nuovo e intatto (guarda le foto).

I prezzi? Pensate a quanto costerebbero questi beni di consumo in un discount e dividete almeno per tre, farete sempre in tempo a detrarre ancora qualche euro. La provenienza? Lecita? Illecita? Qui nessuno si fa prendere dagli scrupoli se gli oggetti sono esattamente gli stessi - naturalmente «inviolati» e mai scaduti - che si possono trovare in una qualsiasi rivendita, sullo scaffale di un supermercato: quel che conta è che tutta la merce costa molto, molto meno. E con lo stesso denaro con cui altrove fai una spesa qui, accontentandoti, contrattando senza sosta e girando come una trottola tra la calca magari sotto il sole a picco e 35 gradi all'ombra come ieri, puoi anche farci saltar fuori un «regalone» per i tuoi bambini: un tenero cucciolo di cane (sulla razza però guardatevi attorno e non fate i cavillosi) di 40 giorni che spunta, ben nascosto, insieme ai due fratellini da sotto una vettura con targa romena guidata da un uomo che, sul bancone, vende merce che con gli animali nulla ha a che fare. Duecento euro a cagnetto. «Ma se ne compri due, uno per te e uno per tua mama, ti faccio un prezzaccio. E fai le foto, ma non mi mettere su internet, eh?» sorride il mercante sdentato mentre fa l'occhiolino.

C'è un mondo di almeno 5mila persone, venditori ma naturalmente soprattutto acquirenti la stragrande maggioranza dei quali sono stranieri, che ogni sabato sera comincia a muoversi o comunque a prepararsi per arrivare tutte le domeniche mattina - in ogni le stagioni e con qualsiasi condizione atmosferica più o meno estrema - nella zona tra piazzale Cuoco e viale Puglie, fino a via Varsavia dove si accede anche a un parcheggio. Un'area di almeno 20mila metri quadrati che la maggior parte della gente raggiunge a partire dalle 5.30 (ma l'ingresso ufficiale sarebbe fissato per le 8) a bordo della 91 (il bus della circolare sinistra che insieme alla 90, la circolare destra, viaggia senza sosta 24 ore su 24 ma è tra le linee meno sicure della città), magari dopo essere scesa dalla linea gialla del metrò alla fermata di piazzale Lodi e aver fatto appena 5 fermate. Si tratta di consumatori sfrenati - soprattutto di origine nordafricana, romena, tanti anche i nomadi e naturalmente molti italiani - che arrivano a frotte, con bambini e passeggini a seguito, per frequentare queste due aree distinte e separate da cancelli divisi da una stradina ma distanti non più di tre metri l'uno dall'altro. Le due aree, entrambe gestite da privati seppur di competenza comunale, sono diversamente frequentate. Sul lato sinistro ci sono venditori italiani che offrono merce dai 20 ai 30 euro ma che non va oltre gli abiti o le borse vintage, i servizi per la casa e pezzi d'arredamento retrò. La merce spesso rubata (o comunque di provenienza illecita) e che va a ruba, quella di cui abbiamo parlato, però, la si trova dalla parte opposta, sulla destra. Dove centinaia di stranieri, raggiunta l'area - molti con camioncini e auto di fortuna, moltissimi sui mezzi pubblici e «armati» solo di grossi sacchi neri della spazzatura colmi di oggetti e alimentari che trasportano con l'aiuto della famiglia - espongono direttamente a terra su lenzuola o grandi stracci, pagando una decina di euro per piccoli e medi spazi dove vendono fino alle 13. La presenza della polizia locale, sempre e solo ai margini del mercato, è soprattutto simbolica, per evitare che nascano problemi di ordine pubblico. Molti residenti, infatti, che pure si sono lamentati per l'«invasione» domenicale e inesorabilmente spalmata su tutto l'anno, non disdegnano i prezzi di queste bancarelle e le frequentano.

Perché la verità è che la spesa al mercato di piazzale Cuoco fa quadrare il bilancio a buona parte dei nuclei multietnici della nuova Milano.

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