Cronaca locale

Nella ricicleria-discarica, c'è chi paga gli immigrati per non fare la fila

Ricompensati per portare all'interno mucchi di rifiuti, gli africani li abbandonano in strada

Nella ricicleria-discarica, c'è chi paga gli immigrati per non fare la fila

Davanti alla ricicleria di via Corelli gli immigrati si fanno pagare per portare all'interno i rifiuti ingombranti. Per poi abbandonarli sul marciapiedi, come una discarica.

La necessità crea il servizio. E Milano, con le sue municipalizzate, è una città d'élite in questo senso. Se il servizio, però, per un determinato lasso di tempo non è disponibile, anche nella virtuosa metropoli sotto la Madonnina può crearsi una discarica a cielo aperto e proprio davanti alla vera discarica. I rifiuti si ammassano perchè chi dovrebbe portarli in discarica se ne lava le mani affidandoli agli immigrati che per il fine settimana e si organizzano in cerca di un guadagno che li aiuti a sbarcare il lunario promettendo di recapitarli al posto loro e cotringendo la polizia locale a intervenire più e più volte.

È quanto accade regolarmente davanti alla ricicleria di Amsa (gruppo A2A) di via Corelli. Che la domenica, come le altre quattro strutture cittadine, resta aperta dalle 8 alle 15. Ieri, festa della Repubblica, l'impianto per la raccolta dei rifiuti ingombranti non ha fatto eccezione, così come il via vai dei milanesi, dimostratisi (sarà il caldo?) molto poco inclini a coltivare l'arte della pazienza e ( va detto) il senso civico. Quando all'interno un cassone per la raccolta di un determinato tipo di rifiuto è pieno e deve essere sostituito, infatti, l'ingresso viene chiuso al pubblico per circa quindici minuti, per ovvie ragioni di sicurezza: mezzi enormi, costretti a muoversi in spazi grandi ma pur sempre limitati, devono portare sul posto il nuovo cassone, quello vuoto e trasferire quello ingombro di rifiuti. E se la gente continuasse a muoversi dentro e fuori dalla ricicleria come se nulla fosse, potrebbero facilmente verificarsi degli incidenti. Meglio andarci cauti, quindi? Così dovrebbe essere e il condizionale non è mai stato tanto d'obbligo. In quello spazio all'esterno della struttura di via Corelli, infatti, chi arriva a cancelli chiusi deve chiaramente attendere il proprio turno e mettersi in fila per rispettare chi sul posto è giunto prima. Ed è qui che in molti danno forfait. Anziché tornarsene a casa con il proprio rifiuto ingombrante (non sia mai) però, ben volentieri ascoltano le «sirene» degli immigrati africani che in bici o a piedi stazionano da una parte e dall'altra della carreggiata e li avvicinano proponendo di occuparsene loro. Ovviamente dietro compenso. Questi giovani promettono ai cittadini di occuparsi delle loro vecchie lavatrici, di frigoriferi o batterie, resti di traslochi e sacchi calcinacci liberandoli così dall'impegno. Ma quando i proprietari dei rifiuti se vanno scatole, elettrodomestici e altro ancora resta lì e una volta riaperti i cancelli della ricicleria (all'interno della quale c'è una guardia giurata e anche delle telecamere) molti si guardano bene dal portare dentro i cancelli ciò che con tanta leggerezza è stato loro affidato. Finendo per abbandonare i rifiuti in mucchi all'esterno della struttura, sul marciapiede. Nelle immagini ecco come si presentava la struttura di via Corelli ieri mattina tra mezzogiorno e le 14.

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