Cronaca locale

"La notifica non era dovuta". Quattro anni per battere il Comune

Impugnate due multe in Area C per creare il precedente. E il giudice di pace dà ragione al direttore di Automoto

"La notifica non era dovuta". Quattro anni per battere il Comune

Chi la dura la vince. Ci sono voluti quasi quattro anni di pazienza (e carte bollate) ma Automoto.it ha battuto il Comune, il giudice di pace ha riconosciuto che «le spese di notifica non fanno parte della sanzione amministrativa». Il quotidiano di informazione automobilistica ha trasformato un caso personale - due multe prese dal direttore - in un'inchiesta giornalistica. La vicenda: il direttore nel novembre entra per due volte in Area C dimenticando di aver finito i 40 ingressi gratuiti per i residenti. Il 21 gennaio 2014 gli arrivano i due verbali da 80 euro ciascuno, più 11 euro di notifica. Per usufruire del 30 per cento di sconto si affretta a versare entro 5 giorni 56 euro, senza però ricalcolare l'importo aggiuntivo delle spese di notifica. Un anno e mezzo dopo, agosto 2015, riceve un sollecito di pagamento, un «avviso bonario» del Comune che gli intima di versare 239 euro, 211 a titolo di sanzione e 28 per le spese. Una brutta sorpresa, il direttore consulta i colleghi, immagina di aver calcolato male i 5 giorni che davano diritto alla multa scontata. Presenta quindi un'istanza in autotutela e il 21 ottobre 2015 il settore Servizio di Riscossione gli fa sapere che poiché mancavano le spese di notifica, non è stato ammesso nemmeno il pagamento scontato, quindi l'automobilista deve pagare le due multe intere (161,5 euro) più i famosi 11 euro, più ulteriori 6 euro per l'avviso bonario. Può togliere i 56 già pagati. «Il presente avviso - viene specificato - è un atto informativo, pertanto non impugnabile». Per fare ricorso « è necessario attendere la notifica dell'ingiunzione». E l'eventuale ingiunzione, suona quasi come una minaccia, «recherà l'importo totale di euro 326,20». Pagare subito 239 euro o rischiare una maxi stangata da 326? Buona la seconda, diventa una questione di principio e una battaglia per i lettori automobilisti. «Contestiamo - è la lettera inviata dalla redazione al Servizio Riscossioni - la vostra interpretazione, del tutto soggettiva, secondo la quale un pagamento parziale (ma in realtà l'importo di quella che giuridicamente prende il nome di sanzione amministrativa era stato interamente corrisposto) debba essere equiparato in tutto e per tutto ad un mancato pagamento».

La risposta dal Comune arriva a settembre 2016: un'ingiunzione di pagamento, da 341 euro, perché ai 326 si aggiunge pure la maggiorazione arbitraria del 10 per cento (calcolata peraltro in maniera errata). Scatta il braccio di ferro di fronte al giudice di pace, con udienza lo scorso 21 febbraio e sentenza depositata da Umberto Dario Liuzzi il 29 aprile e passata in giudicato nei giorni scorsi. Il Comune non ha fatto appello. Il giudice sostiene che «in conseguenza del pagamento della sanzione in misura ridotta l'obbligazione derivante dalla contravvenzione amministrativa è comunque estinta, perché occorre procedere alla differenziazione che il legislatore ha evidenziato tra importo della sanzione e spese del procedimento». Il commento di Automoto.it è più tranchant: «Le notifiche sono soldi indebiti nelle casse dei Comuni e delle ditte che gestiscono compilazione e spedizione dei verbali.

Sono migliaia all'anno gli italiani che incappano in vicende analoghe».

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