Cronaca locale

La nuova terra dei fuochi: rifiuti nel cuore di Milano

Discariche abusive e roghi tossici di rifiuti nel cuore di Milano: questo il segreto della ex piazza d'Armi, dove da tempo vengono depositati illegalmente mucchi di immondizia di ogni sorta

La nuova terra dei fuochi: rifiuti nel cuore di Milano

Nel quartiere qualcuno la chiama scherzando la «Terra dei fuochi di Milano». La definizione è certamente esagerata, ma un fondo di verità c'è.

La Piazza d'armi della città è un gioiello sconosciuto a tanti. Che purtroppo è abbandonato nel degrado. Una quarantina di ettari a verde racchiusi fra via Forze Armate, la caserma Santa Barbara, l'ospedale San Carlo e i magazzini militari di Baggio. Adibiti negli anni Trenta a terreno per esercitazioni militari ed inutilizzati ormai da più di trent'anni.

Per quella che dovrebbe essere un'oasi segreta nel cuore di Milano il Piano di governo del territorio approvato dalla giunta Pisapia ha varato un piano di valorizzazione con terreni destinati all'edilizia e una grande parte da tenere a verde. Un piano che però ancora non è stato implementato

Sin dalla partenza dei militari, infatti, la parte nord-orientale della piazza è stata colonizzata dagli «ortisti abusivi»: coltivatori diretti dilettanti che occupano illegalmente piccoli appezzamenti di terreno. Col tempo ai pomodori e alle patate dei pensionati si sono aggiunte le coltivazioni di cetrioli dei tanti ortisti filippini, ma non tutto è pacifico come sembra.

Da anni infatti la Piazza d'armi è ormai nota per i continui roghi appiccati all'interno degli insediamenti abusivi. Anziani che bruciano mucchietti di foglie secche, ma non solo. Fra gli orti sono nati infatti due discariche abusive a cui affluiscono rifiuti di ogni genere da tutta la periferia circostante. Sino alla chiusura al traffico di via Domokos, infatti, i camion carichi di spazzatura entravano senza problemi all'interno della favela di baracche e capanne improvvisate, scaricando mucchi di immondizia. Tutti cosparsi di benzina e bruciati all'aria aperta.

L'episodio più grave si è verificato all'inizio dell'estate, quando un enorme rogo sollevò una colonna di fumo nero visibile a chilometri di distanza.

I cittadini della zona sono sul piede di guerra. «Nelle discariche abusive si bruciano copertoni, bancali, rifiuti organici spiega Carlo Giordano, che abita nella vicinissima via Cenni C'è addirittura chi brucia la plastica per recuperare il rame da rivendere. Negli ultimi mesi noi residenti della zona abbiamo sottoposto la questione alle autorità, ma gli incendi continuano».

Il presidente della storica società sportiva Triestina, Agostino Cascella, racconta di aver dovuto più volte sospendere le partite: al calare del sole il fumo acre invade i campi confinanti con gli orti abusivi, rendendo impossibile il gioco.

E purtroppo i roghi tossici non rappresentano nemmeno la parte peggiore della storia. Da settembre 2016, quando la proprietà della piazza d'armi è passata alla società di gestione di risparmio Invimit, che fa capo al Mef, nelle vie limitrofe hanno fatto la loro comparsa alcuni furgoni di una ditta per la bonifica ambientale: fra i rifiuti incendiati sarebbero state ritrovate anche tracce di amianto.

Secondo alcune associazioni di cittadini nel terreno sarebbero presenti anche sostanze tossiche rimaste lì sin dagli anni delle esercitazioni militari, ma la vitalità della fauna e la flora del bosco spontaneo sorto intorno alle discariche clandestine sembrerebbe escludere questa ipotesi.

In estate fra i rovi e gli arbusti sono ricomparse addirittura le lucciole, fenomeno ormai raro in città.

Ma senza una rapida soluzione, la luce dei piccoli coleotteri notturni continueranno ad essere oscurati dal fumo degli incendi.

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