Cronaca locale

Olimpiade, Torino resiste (E rischia)

Oggi i sindaci delle tre città in corsa, Milano, Torino e Cortina, andranno in trasferta a Roma per incontrare il presidente del Coni Giovanni Malagò

Olimpiade, Torino resiste (E rischia)

Quasi all'ultima manche. Mercoledì il Coni annuncerà la candidatura italiana alle Olimpiadi invernali del 2026 e oggi i sindaci delle tre città in corsa, Milano, Torino e Cortina, andranno in trasferta a Roma per incontrare il presidente del Coni Giovanni Malagò.

Un invito partito nei giorni scorsi come ultimo tentativo per trovare una sintesi tra 2 (o addirittura tutti e tre) i dossier e contenere i costi. L'invito era esteso ai governatori interessati. I primi a entrare alle 11.30 saranno il sindaco di Cortina Giampietro Ghedina e il presidente del Veneto Luca Zaia, poi - in ordine alfabetico di città - alle 16 toccherà al sindaco di Milano Beppe Sala con il sottosegretario lombardo Antonio Rossi (il governatore Attilio Fontana è impegnato in aula). Chiudono alle 17.30, la sindaca M5S di Torino Chiara Appendino e il presidente del Piemonte Sergio Chiamparino. Se l'obiettivo è favorire una convergenza, Torino finora è stata la più decisa a non cedere. Anche ieri Appendino ha definito «ogni altra soluzione un compromesso al ribasso», e rischia. Milano anche nella delibera approvata in Consiglio ha votato sì all'unione con altri dossier purchè sia capofila, pure Cortina ha dato segnali di apertura. La scelta del Coni si baserà anche sull'esito dei lavori della Commissione di valutazione dei dossier che domani si riunirà un'ultima volta. I sindaci oggi quindi l'ultima chance per «sponsorizzarsi», rispondere a dubbi e valutare con Malagò le sinergie.

Milano, in pole, ha presentato un dossier che prevede gare in Valtellina e Sankt Moritz. Antonio Rossi afferma che «se il Coni volesse fare una candidatura tutta italiana senza coinvolgere St Moritz, Milano ha già votato l'apertura, purchè sia capofila. Non si discute invece il coinvolgimento della Valtellina». Il Coni avrebbe nel cassetto il piano che, sommando i contributi delle città, costa molto meno dei singoli dossier.

Chissà se Appendino vorrà davvero tagliarsi fuori.

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