Cronaca locale

«Le olimpiadi della liuteria? Successo mondiale»

Stasera i Berliner suonano in auditorium per lo «Stradivari day»

Antonio BozzoFeste di Natale al museo del violino di Cremona. L'idea non è peregrina: più che nel resto dell'anno, la struttura risplende di iniziative, per grandi e piccoli. Stasera ci saranno i 12 violoncellisti dei Berliner Philarmoniker, per lo Stradivari Day, in memoria del celebre liutaio, al quale è intestato il museo voluto dall'industriale della siderurgia Giovanni Arvedi, nato a Cremona nel 1937.Quando ha pensato per la prima volta al recupero del Palazzo dell'Arte, di epoca fascista?«Il museo del violino è in uno dei palazzi più significativi dell'architettura moderna e nasce dalla volontà di lasciare a Cremona un ricordo della nostra famiglia, che qui lavora da oltre tre secoli. Da tempo coltivavo questa idea per rilanciare la tradizione liutaria di Cremona. Un'arte legata agli strumenti ad arco mai eguagliata».Ha mai suonato uno strumento?«Ho studiato il piano fino a 18 anni».Che cosa significa per lei musica classica, soprattutto quella al violino?«Davanti a una scultura, un quadro o versi di poesia, a un brano di musica, molti provano un'intima emozione, un senso di gioia. Di fronte a noi non c'è solo materia, un pezzo di marmo, di bronzo, una tela, uno spartito; ma qualche cosa di più grande capace di toccare il cuore. Ecco cosa significa la musica. Quanto al violino, trasmette emozioni uniche. Anche per questo abbiamo realizzato al museo un auditorium da 500 posti con acustica perfetta, studiata dal professor Toyota, tra i maggiori esperti al mondo. È un'opera architettonica significativa, progettata dallo studio Arkpabi, a cui personalmente mi sono dedicato».L'industria fa molto o poco per aiutare la cultura?«Potrebbe fare di più, naturalmente tenendo conto del contesto economico che viviamo. Recenti scelte del governo vanno nella corretta direzione di facilitare l'intervento degli imprenditori a favore del nostro immenso patrimonio. Non dimentichiamo, però, che vi sono tanti imprenditori che sostengono riservatamente iniziative artistiche e culturali».Cremona in tre aggettivi«Serena, rilassata, profonda».Ci sono progetti di ulteriore espansione per il Museo? Si può farlo conoscere di più all'estero?«Il museo del Violino, la scuola di liuteria, i liutai sono una realtà dinamica e con respiro internazionale. Basti pensare al concorso triennale per gli strumenti ad arco, le Olimpiadi della liuteria, che registra 350 partecipanti da ogni angolo del mondo o allo StradivariFestival. Il museo in soli tre anni ha registrato un trend crescente di visitatori, così come di spettatori che vogliono partecipare ad audizioni con gli strumenti custoditi nelle teche o ai concerti. La dimensione internazionale è una realtà con interscambi in Russia, Stati Uniti, Inghilterra, Corea, Giappone, Cina e con il circuito mondiale dei Friends of Stradivari. A ciò si aggiunge l'attività nei due laboratori del museo: il laboratorio di acustica del Politecnico di Milano e il Centro per lo studio e la conservazione dei materiali dell'Università di Pavia, realtà che dialogano con il mondo».Ha il sogno di ascoltare al Museo un violinista che non c'è ancora stato?«Sì, Anne Sophie Mutter».Che cosa pensa dei critici di classica? Sono utili o ne approfittino per mettersi in mostra?«Talvolta l'esperienza e la cultura di coloro che esprimono un giudizio critico possono stimolare una riflessione, aiutare a comprendere aspetti non immediatamente percepiti, o convincere ogni spettatore nella propria iniziale idea. Uno degli aspetti migliori della musica è la capacità di suscitare in ognuno emozioni e sentimenti unici. Anche contrastanti».Crede che l'Italia migliori le sue performance?«Gli italiani hanno dimostrato che sanno quel che si deve fare. Si sono tirati su le maniche e con impegno, sacrificio e professionalità hanno affrontato la salita.

Non siamo ancora arrivati in cima».

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