Cronaca locale

«Le opere pubbliche dal 2011? Nulla in confronto al passato»

De Corato fa i conti: il Comune ha investito la metà della Moratti

Maria Sorbi

La giunta Pisapia non verrà certo ricordata per le opere pubbliche. O meglio, questi anni verranno inevitabilmente associati a Expo, nella memoria di tutti i milanesi, ma quei cantieri nulla c'entrano con i soldi in conto capitale del bilancio comunale e non sono stati avviati direttamente da Palazzo Marino.

Dal canto suo, il Comune non ha fatto grossi investimenti ed è stato con i remi in barca per quasi tutto il tempo. A dirlo sono le cifre investite nelle opere pubbliche e la qualità dei lavori. Che, raffrontate ai numeri delle due amministrazioni precedenti, sono un po' risicate. «Più che altro sono vergognose» puntualizza Riccardo De Corato, capolista di Fratelli d'Italia e vice presidente del Consiglio comunale in via di scioglimento.

De Corato si è preso la briga di andare a scartabellare tra i documenti e di mettere il fila investimenti, cantieri avviati, opere pubbliche concluse. Un lavoro mastodontico da cui risulta un forte divario tra i numeri. Gabriele Albertini, in soli due anni di amministrazione, investì 600 milioni, poco meno di Giuliano Pisapia in cinque anni (755 milioni).

Fra il 2011 e il 2015, sotto l'amministrazione di Letizia Moratti, in Comune investì 1,3 miliardi di euro e mise a segno opere di grosso rilievo: il Museo del Novecento, il restauro dell'ex cinema Puccini, la Città delle culture all'ex Ansaldo, la riqualificazione della Fabbrica del vapore, il plesso scolastico di via Bergognone, il laboratorio di quartiere al Ponte Lambro. Idem fece Albertini negli anni d'oro: riqualifico villa Scheibler con 10,4 milioni, invest' 62 milioni nell'edilizia sociale, consolidò le sponde dei Navigli (intervento senza il quale mai sarebbe stata possibile la realizzazione della nuova Darsena), eliminò le barriere architettoniche da scuole e sedi comunali, sistemò alcuni edifici della Fabbrica del Vapore.

Veniamo ai giorni nostri: la giunta Pisapia ha investito 4,6 milioni per le piste ciclabili in centro, con un bell'intervento a favore della mobilità sostenibile. Ha realizzato il forno di cremazione al cimitero, investendo 738mila euro, lavoro utile all'intera cittadinanza. Ha messo in campo 182mila euro per vari interventi a chiamata nei cimiteri. E ha riaperto i bagni di Porta Venezia.

«Ecco, a me non risulta altro» commenta De Corato con i documenti alla mano. Per il resto ci sono stati parecchi interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, tra cui anche la messa in sicurezza della Galleria. «Vogliamo partire dalle opere utili alla gente, basta con i libri dei sogni, servono interventi concreti per riqualificare la città» dichiarò Lucia Castellano all'inizio del suo mandato dal assessore alle Opere Pubbliche. Fatto sta che gli investimenti sono stati un po' timidi.

Tempo di tagli, è vero, tempo di ristrettezze economiche.

«Ma non dimentichiamoci - ribadisce De Corato - che anche i tempi della Moratti avevamo a che fare con i tagli dei finanziamenti da Roma. E ricordo perfettamente la telefonata che Albertini ebbe con l'allora ministro Giulio Tremonti, il quale disse chiaramente che non c'erano soldi, punto. Però avevamo trovato il modo di reperire risorse. Ad esempio con la vendita della Centrale del latte, delle Farmacie e, in parte, con la privatizzazione di A2A. Ci siamo trovati le risorse da soli, con altri modi».

A detta di De Corato, forse il sindaco Giuliano Pisapia avrebbe dovuto osare un po' di più: ad esempio vendendo una quota superiore al 5% di A2A e gestendo meglio i soldi ricavati dalla vendita delle quote Sea.

Quelle risorse invece «sono servite per la spesa corrente, per tirare a campare».

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