Cronaca locale

Ora i «ghisa» lascino la scrivania e tornino per strada tutto l'anno

di Carlo Maria Lomartire

Matteo Renzi non ha perso occasione per manifestare simpatia e interesse per Milano, il suo dinamismo trascinante e il suo promettente futuro: Human Technopole e il nuovo polo universitario nella ex area Expo, i militari nelle strade, la realizzazione del quarantennale sogno della Grande Brera, sono solo alcuni dei progetti o promesse che nei quasi tre anni della presidenza del Consiglio Renzi volevano provare quella simpatia e quell'interesse. Perciò la caduta del governo non fa che ricacciare nel cassetto quei sogni. In particolare quello più pericolosamente a rischio, a fronte di una più evidente urgenza, riguarda l'arrivo a Milano, su perentoria richiesta del sindaco Sala, di tutti i 150 militari che, affiancati da poliziotti o carabinieri, dovrebbero risollevare l'ormai infimo livello di sicurezza nelle nostre strade. Per la verità, il giorno dopo aver lanciato il suo grido di allarme, Sala se lo è subito rimangiato, negando l'esistenza di una emergenza sicurezza a Milano. Perché allora chiedere misure di emergenza? Così come il ministro degli Interni Angelino Alfano, dopo aver assicurato che i soldati sarebbero arrivati grazie al disimpegno dei 1500 utilizzati a Roma per il Giubileo, ne ha destinati solo 150, il 10 per cento di quelli che vigilavano sui pellegrini giubilari.

Ora ci si mette anche il capo della polizia Franco Gabrielli, per il quale, in sostanza, «in tema di utilizzo dei militari sul versante del contrasto alla criminalità dobbiamo uscire dall'equivoco» giacché «il controllo del territorio può essere attribuito solo alle forze di polizia». Ma allora, militari sì o militari no? E se sì che ne facciamo? Prima grana di un povero Sala «derenzizzato» che, non senza un certo patetico candore, risponde a Gabrielli chiedendo «cosa faremmo solo con i vigili urbani?». E a questo punto emerge tutta la pretestuosità o ingenuità della posizione di Sala: infatti, di quali vigili urbani parla, dato che per le strade non se ne vedono affatto?

Riferisco una esperienza personale. Quasi ogni giorno percorro, un po' di corsa un po' al passo, almeno 5 o 6 chilometri, cambiando spesso tragitto. Ebbene non incontro mai, dico mai e ripeto mai un vigile urbano; né nelle vie centrali o semicentrali né in periferia. Talvolta solo e per poche ore ai mercati rionali, in barba al mitico «vigile di quartiere» evocato da ogni sindaco ma che nessuno ha mai visto. E pensare che, mi dicono, pare che l'esercito dei ghisa conti almeno 3200 unità, se non di più. E allora la elusiva domanda di Sala a Gabrielli dovrebbe diventare: «Come faremmo senza militari visto che non riusciamo a usare neppure i vigili urbani». I sindaci di Milano e gli assessori non sanno, non riescono o non vogliono impiegarli. Ipersindacalizzazione, corporativismo, privilegi acquisiti? C'è anche tutto questo, ma la responsabilità è e resta prima di tutto del sindaco e dell'assessore. Poi c'è l'assurda norma centralista secondo cui, in sostanza di quanti vigili debba disporre una città lo stabilisce il governo, in barba a qualsiasi forma di autonomia. Senza aumentare il totale delle uscite, infatti, si potrebbe accrescere il numero del vigili diminuendo altre spese: e invece no, vietato. Ma questa è un'altra storia.

D'altra parte anche se Sala potesse aumentare il numero dei ghisa, avrebbe bisogno di nuovi uffici e nuove scrivanie per poterceli sistemare, giacché per strada continueremmo a non vederli.

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